Processo Bossetti, battaglia sui testimoni Il pm Ruggeri: «Molti sono irrilevanti»
Il processo a Massimo Giuseppe Bossetti, presunto omicida di Yara Gambirasio, entra nella fase della battaglia per i testimoni.
Il processo a Massimo Giuseppe Bossetti, presunto omicida di Yara Gambirasio, entra nella fase della battaglia per i testimoni.
«Non si può continuare con testimonianze che portano prove negative». Il giudice Antonella Bertoja che preside il processo Bossetti chiede un cambio di rotta alla difesa.Rincara la dose il legale della famiglia.
Non ha visto l’hard-disk dei due computer di casa di Massimo Bossetti ma dalla documentazione che ha analizzato, e che è negli atti del processo, l’informatico forense Giovanni Bassetti parla di nessuna ricerca illecita fatta dal muratore di Mapello.
La Corte aveva fissato una sorta di ultimatum, scaduto lunedì, e la difesa di Massimo Bossetti lo ha rispettato, producendo una nuova lista testimoni ampiamente sfrondata: da 711 a 160 nomi circa, che i legali del muratore di Mapello, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, ritengono però «irrinunciabili».
È stata una deposizione ad alta tensione quella che si è svolta nell’aula della Corte d’assise di Bergamo di Walter Brembilla, il custode del centro sportivo dal quale sparì Yara Gambirasio il 26 novembre del 2010.
Trentaquattresima udienza venerdì mattina 18 al processo contro Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio. È ufficialmente cominciata la carrellata di testimoni a discarico, citati dalla difesa dell’imputato.
Il processo Bossetti continua a Bergamo con nuovi colpi di scena. La difesa ha iniziato a interrogare i suoi testimoni e nel primo pomeriggio sono stati sentite altre tre persone.
Ascoltato anche Giovanni Terzi, il tecnico informatico che si è occupato di installare il pc della famiglia Bossetti.
Solo una domanda per Massimo Bossetti dalla Corte: si parla del famoso furgone bianco. E il muratore ribadisce: non è mio.
L’interrogatorio previsto nella mattinata di mercoledì 16 marzo nel processo Bossetti avrà inizio verso le 10.
Caso Yara, mercoledì 16 marzo si torna in aula per il processo a carico di Massimo Bossetti. Questa volta l’imputato sarà sentito dalla Corte che lo deve giudicare.
È stata archiviata la querela per diffamazione sporta da Massimo Bossetti contro il medico legale Fabio Buzzi che aveva parlato in televisione.
«Signor Bossetti, ci dica: perché c’è il suo Dna su Yara Gambirasio?». È solo il calcio d’inizio, ma il pm Letizia Ruggeri cerca subito il gol con pallonetto a sorpresa da centrocampo.
Massimo Bossetti l’aveva già accennato la scorsa udienza: «Chi si è seduto qui e ha parlato contro di me, ha mentito. Hanno mentito tutti, tranne i miei consulenti». Nell’udienza di venerdì 11 marzo ha ultimato l’opera fornendo la lista di coloro che, a suo dire, non avrebbero detto la verità.
Si parte con la questione del furgone bianco il pomeriggio dell’interrogatorio di Massimo Bossetti. Ancora incalzato dal pm Letizia Ruggeri.
«Avevo paura, circondato da una trentina di poliziotti. Stavo svenendo. Sono stato trattato in maniera vergognosa, schifosa».
«Chi ha fatto male a Yara non può aver agito da solo». Lo dice Massimo Bossetti durante l’interrogatorio fiume di venerdì mattina 11 marzo.
«Quel dna non mi appartiene». Per la prima volta, Massimo Bossetti, imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio ha messo in dubbio, nel corso del suo interrogatorio, che il dna trovato sul corpo della ragazza uccisa sia suo.
L’hanno vista entrare con discrezione poco prima dell’udienza. In aula ad ascoltare le risposte di Massimo Bossetti anche la moglie Marita Comi, che era assente la scorsa settimana.
Venerdì 11 marzo è in programma un’udienza chiave del processo che vede Massimo Bossetti alla sbarra per l’omicidio di Yara. La giornata sarà dedicata interamente all’interrogatorio del muratore da parte dell’accusa, delle parti civili e della difesa.