Bara d’acqua
Il lettore Cp (firmare please, presentarsi è un bel punto di partenza per fare conversazione) si dice contrario al ritorno a Mare Nostrum e ci chiede come la pensiamo. La Libia è una polveriera e il problema è enorme.
Direttore de L'Eco di Bergamo
Il lettore Cp (firmare please, presentarsi è un bel punto di partenza per fare conversazione) si dice contrario al ritorno a Mare Nostrum e ci chiede come la pensiamo. La Libia è una polveriera e il problema è enorme.
Vorremmo qui parlare di un altro Volo. Non di quello che ha vinto il festival di Sanremo, ma di quello del presidente della Repubblica. Per tornare in Sicilia nel weekend, Sergio Mattarella ha deciso di non far allestire l’aereo di Stato, ma di salire su un volo di linea.
«Quando muoio vado in paradiso perché adesso sto vivendo all’inferno». Era una delle sue frasi preferite nel Vietnam della guerra sporca, quella che fece perdere l’innocenza agli americani. Oriana Fallaci, la donna del fronte con la mimetica dalle mille tasche nella quale, prima che una penna, cercava una sigaretta.
La culla del diritto non è priva di rovesci. E l’avvocato Francesco Murgia, che in queste settimane rappresenta la famiglia del nomade ucciso dal benzinaio vicino a Vicenza, è a suo modo un principe del foro.
L’Italia è un Paese stupendo per un bambino. L’affetto dei genitori anche quando scivola nel mammismo, quei nonni pronti alle coccole, scuole materne e asili mediamente di buon livello, un’istruzione che soffre maledettamente i contraccolpi della crisi economica e della crisi di vocazione all’insegnamento, ma che sa trovare nelle sue pieghe educatori straordinari per dedizione e umanità.
Chissà se ad evocare Fred, il protagonista dei Flintstones, si offende qualcuno. Non ci viene in mente altro nell’ascoltare l’intervista dello storico - o meglio sarebbe scrivere preistorico - Saleh Al Saadon a una Tv araba sul divieto di guida per le donne che vige nel regno Saudita.
Fu certamente pizza margherita con mozzarella di bufala, la mia preferita, quel giorno al Vesuvio di fronte a Claudio Galimberti detto il Bocia. Mi è sempre interessato il mondo delle curve, me n’ero occupato da Italia 90 (gli hooligans) al caso Spagnolo, ragazzo ucciso a Genova dalla banda del Barbour. Preistoria.
La chiamavano legge della strada, la facevano raccontare da Vittorio De Sica e interpretare da ragazzini allo sbando nella Napoli del dopoguerra. Sciuscià.
C’è ancora la capacità di indignarsi. E questo è un buon segno, significa che i cittadini credono nel valore delle istituzioni e non rinunciano a chiedere ai politici di esserne all’altezza.
Si avvertono in Italia refoli di ripresa. Non vorremmo essere troppo ottimisti, ma un po’ siamo stanchi del pessimismo cosmico del mondo dei media e un po’ riteniamo che in questo inizio di 2105 si stiano concretizzando i presupposti perchè l’inversione di tendenza si consolidi.
È lungo da trascorrere, un mese. Per trenta volte (in media) il sole sorge e tramonta, in un mese. Ed è il periodo che la luna impiega per un’intera rivoluzione attorno alla terra.
Come volete che venga ucciso? La macabra domanda, formulata come se si trattasse di scegliere se il branzino dovrà essere al sale o all’acqua pazza, ha imperversato sul web, nella pancia dei siti mediorientali più favorevoli ai guerriglieri dell’Isis e alla loro fanatica visione del mondo. Il destinatario del quesito era il pilota dell’aviazione giordana abbattuto con il suo F16 durante un’azione…
Scacco matto all’ora di pranzo. Giocando la partita da politico navigato senza disdegnare qualche regola del poker, Matteo Renzi ha steso il tappeto rosso davanti a Sergio Mattarella, destinazione Quirinale. Tutto come previsto, un’elezione a orologeria.
In città tira aria gelida, e non solo per la neve che incombe. Spira il freddo sulle istituzioni, sul loro diritto di far rispettare la legge, su quei tre mesi di pena scanditi dal rigore, che finiscono per penalizzare una squadra in lotta per la salvezza e una città che da sempre ha cuore e respiro sincronizzati con la squadra.
Tre ragazze con i kalashnikov appoggiati alla spalla come borsette da shopping sono oggi il simbolo di una battaglia lontana, forse destinata a diventare per il Califfato islamico ciò che Stalingrado fu per i nazisti.
Una tempesta così perfetta da rimanere dentro i cinema. New York è salva, Juno si è abbattuta sulla capitale del mondo, ma invece di congelarla per settimane, di paralizzarne i trasporti e di ispirare i prossimi tre film catastrofici sul tema, sì è limitata a rilasciare un certo numero di fiocchi di neve che hanno imbiancato Central Park come un pandoro.
Negli uffici pubblici, soprattutto ministeri, c’era il bonus per chi entrava in orario. C’erano prestiti a fondo perduto per investimenti immobiliari che dal 2000 al 2007 hanno fatto crescere in modo artefatto il pil del 4% all’anno; la chiamarono febbre olimpica.
Nove, meno di una squadra di calcio e più dei samurai. Sono i politici sondati da Matteo Renzi per il Quirinale, coloro che nello spazio di una telefonata si sono trasformati da ex qualcosa ad aspiranti alla più alta carica dello Stato.
Colpo di scena. «Ritratto tutto, gli interrogatori in manette sono stati frutto di una serie di angosciosi condizionamenti». Qualche volta in Tribunale accade, ma in questo caso si tratta di una marcia indietro clamorosa.
«Le azioni non si contano, si pesano». Il motto preferito di Enrico Cuccia diventa paradigma di modernità nella partita che il governo Renzi ha aperto con le banche popolari, non si sa se per uniformarsi alle richieste della Bce o per abbattere quella che nel sistema creditizio veniva chiamata «la foresta pietrificata» refrattaria ad ogni cambiamento. Oppure per tutti e due i motivi.
Gli effetti d…
Loading...