Successo o cantonata?
Battuta molto gettonata su Twitter: «L’Expo è dappertutto tranne dove dovrebbe essere».
Direttore de L'Eco di Bergamo
Battuta molto gettonata su Twitter: «L’Expo è dappertutto tranne dove dovrebbe essere».
Il minimo per un edicolante? Farsi morsicare da un inserto. E il minimo per un lavoratore? Ricevere la busta paga senza lo stipendio. Il primo è un gioco di parole, il secondo è un dramma.
«Caro direttore, lungi da me voler suscitare polemiche o sminuirne figura e impegno ma perché l’uccisione di un magistrato deve apparire, quanto meno nei titoli del suo e di altri giornali, più importante di quella di un avvocato? E perché in questi giorni su tutti i media si parla della solitudine solo del magistrato?Cordiali saluti». (Lettera firmata)
Diecimila euro spesi in ristoranti, tremila in profumerie, cinquemila in farmacie, novemila in abbigliamento, diciassettemila in quadri, una cifra non identificata nel gioco del poker online e 20 euro in un negozio di «servizi e toeletta per animali domestici».
Quando un gruppo di ragazzi diventa branco? La sociologia propone ponderosi tomi, la cronaca un aneddoto che li sintetizza tutti.
È stato un missile. Dopo 35 anni la Corte d’Appello di Palermo ha stabilito senza ombra di dubbio (ma incrociamo le dita) che ad abbattere il Dc-9 Itavia scomparso nelle acque di Ustica il 27 giugno 1980 è stato un missile lanciato da un aereo che intersecò la sua rotta di volo.
Ma allora è un vizio. Non era bastato Massimo D’Alema con il suo «Non solo euro» acquistato in 500 copie dalla cooperativa Cpl Concordia a definire la vanità letteraria della nostra classe politica.
Respinto per questioni di opportunità. Si può rispondere così a Gesù? Accade anche questo oggi in Italia, dove nessuna certezza che non sia liquida fatica ad adeguarsi alla superficialità imperante.
Tutti assolti. I 24 consiglieri regionali della Valle d’Aosta che erano stati mandati a processo per peculato, finanziamento illecito dei partiti e indebita percezione di contributi pubblici per 1,5 milioni di euro sono stati dichiarati innocenti dal tribunale di Aosta perché il fatto non sussiste.
Adesso lo chiamano commando. Quello che una volta intraprendeva azioni di guerra per sminare un ponte o liberare un ostaggio, oggi ruba. Se non fosse un dramma potremmo annoverare la pratica fra le nuove professioni.
Sta per piangere. La piccola Hudea è in quel limbo dell’esistenza che non è più broncio e non ancora disperazione. Un istante senza respiro e senza controllo che per un padre o una madre può durare un’eternità.
Questo Urlo è per svegliare quella parte di Italia - che sta più o meno dentro il perimetro del raccordo anulare - così distratta o prigioniera dei luoghi comuni da ritenerci un po’ polentoni e molto furbacchioni.
La convalescenza sarà lunga ma, come dice il presidente Mattarella, «cominciamo a uscire dalla crisi». Le stime di crescita per il 2015 sono state ritoccate al rialzo (più 0,7%) e i segnali di macroeconomia sono favorevoli. La malattia è stata lunghissima (8 anni) e devastante. La cura a colpi di rigore si è rivelata peggiore del morbo e ha mietuto più vittime che nel 1929.
L’aria che tira non è delle più favorevoli per Maurizio Landini, ai primi passi da leader politico e già alle prese con qualche gaffe. Per un sindacalista del suo calibro non dev’essere stato facile digerire quella inanellata due giorni al talk show televisivo «L’aria che tira» su La7.
Respirarono l’amianto e come premio devono restituire un milione di euro. Benvenuti nel Paese del diritto, in nome del quale non si esita a collezionare rovesci. La storia è allucinante, ma nessuna critica sarebbe accettabile dai custodi della Legge perché tutto è in regola.
Il pacco dono non è stato gradito. Si può sintetizzare così il rinnovato accordo di Sacbo con il colosso tedesco delle spedizioni Dhl, visto come fumo negli occhi da Save e Catullo, l’interlocutore veneziano-veronese che in questi mesi è seduto al tavolo con la società bergamasca per definire proprietà e gestione dell’aeroporto di Montichiari.
Onorevoli privilegi. Tre giorni fa, nella distrazione collettiva per le dimissioni del ministro Lupi, ci era sfuggita una seduta surreale della Camera nella quale, per l’ennesima volta, è stata rinviata (a data da destinarsi) la proposta di togliere i vitalizi agli ex parlamentari con condanne passate in giudicato.
In questa storia, per ora, i lupi sono altri. Il ministro dimesso ne porta il cognome, gli altri l’indole e i canini affilati. Lui se n’è andato come chiedeva l’opposizione e come gli aveva consigliato il premier Renzi, e a mandarlo a casa sono state alcune intercettazioni che non contengono alcun profilo di reato.
Oggi il ministro Lupi si dimette. Impossibile sopportare la pressione crescente dell’opinione pubblica di fronte allo scandalo che Incalza.
Questione di accenti, più che Mose si sentiva Mosè. Parliamo di Ercole Incalza, l’uomo dei dieci comandamenti delle Grandi Opere, colui che s’era assiso sul vecchio e sul nuovo testamento delle Infrastrutture attraversando indenne trent’anni di trappole della politica, 14 volte inquisito e 14 volte assolto.
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