Terremoti in aula
C’è un giudice a L’Aquila. Lunedì sei dei sette esperti della commissione Grandi rischi, condannati in primo grado a sei anni di carcere per non avere previsto il devastante terremoto del 2009, sono stati assolti in appello.
Direttore de L'Eco di Bergamo
C’è un giudice a L’Aquila. Lunedì sei dei sette esperti della commissione Grandi rischi, condannati in primo grado a sei anni di carcere per non avere previsto il devastante terremoto del 2009, sono stati assolti in appello.
A differenza degli scavi di Pompei, nel nostro Paese l’ufficio complicazioni è sempre aperto. Come avevamo ipotizzato, il presidente Napolitano lascerà l’incarico entro fine anno, in coincidenza con la conclusione del semestre italiano a guida dell’Europa. Una scelta determinata dall’età (i prossimi sono novanta), da problemi di salute, dalla farsa degli avvocati di Totò Riina al Quirinale e fors…
«C’ è un’aria\che manca l’aria». Fischiettare Gaber è un azzardo visto che venerdì l’ha fatto Renzi, ma poiché seguivamo i concerti del Cerutti Gino quando il premier non era ancora nato, speriamo di passarla liscia. L’aria è pessima nel Paese. Le contrapposizioni sono sempre più chiare e il desiderio di conservazione degli apparati è sempre più forte.
Un sindaco idealmente in piazza con i No Tav che vanno allo scontro con la polizia è già di per sè un evento. Ma Luigi De Magistris, primo cittadino di Napoli, è versato per i colpi di teatro. E non si può certo dire che abbia completamente dimenticato la sobrietà del magistrato che fu, perché pure in quel ruolo non brillava per discrezione.
È una guerra fra poveri, ma il silenzio non aiuta a chiuderla. È quella che si combatte nelle periferie per le case popolari, tra inquilini terrorizzati d’essere vittime di un’occupazione e senzatetto esasperati e disposti a occupare un’abitazione pur di avere un alloggio.
Nella leggenda, le oche del Campidoglio starnazzarono all’arrivo dei Galli. E quelle dell’ultimo servizio di Report? Risposta difficile, certamente gridavano per una spiumatura così dolorosa.
L’acqua ha battezzato la generazione della generosità. Accadde a Firenze 48 anni fa, quando il 4 novembre l’Arno ruppe gli argini e trasformò strade, monumenti, palazzi, cantine, biblioteche, reperti in un indistinto mondo di fango. Una tragedia per gli esseri umani (34 morti, 13.000 famiglie sfollate), un disastro per le opere d’arte.
L’Europa fa le pulci al Club Méditerranée (Italia, Francia, Spagna, Grecia) a pranzo e a cena, costringendo questi Paesi a manovre correttive, a incassare reprimende, a fare i compiti a casa, a organizzare cure dimagranti. «Il debito è alto, l’economia non riparte, il rigore è necessario», ripetono da Bruxelles come se si trattasse di una sinfonia.
Rischiamo di dover passeggiare con il casco integrale. E anche questa scocciatura potremmo addebitarla a quel cortile di ricreazione dell’esistenza che sta diventando la rete. Un luogo che di virtuale non ha più nulla, perché i modelli, le azioni, gli strumenti narrativi che abitano il web arrivano da azioni compiute nella vita reale.
Visionari sì, ma sciocchi no. L’ultima uscita del patron di Ryanair, Michael O’Leary, sul risiko dei cieli lombardi offre spunti interessanti per capire gli scenari e per contare amici e nemici.
Cos’è la mamma? «Una coperta che mi avvolge quando ho freddo». È una delle definizioni più usate dai bambini all’asilo per disegnare il perimetro dell’affetto di una madre nei confronti dei figli.
Fra i più rigorosi censori dei tagli regionali previsti dalla manovra del governo Renzi c’era la presidente facente funzioni della Calabria, Antonella Stasi, che si era segnalata per carattere e severità nel pronunciare un no secco in faccia all’Expo, alla richiesta del prestito dei bronzi di Riace. «I tagli imposti avranno un effetto di 130 milioni - aveva sottolineato - e andranno a colpire set…
Compleanno famoso, torta grande: Bill Gates ha compiuto 59 anni e il mondo gli intona happy birthday. È uno dei protagonisti della rivoluzione digitale, pronto per i libri di storia.
Fuori dalla Leopolda ci sono alcune bucce di banana. È bene parlarne non tanto per entrare nel corteo di Susanna Camusso, troppo nostalgico e reducista per servire a qualcosa di propositivo, ma per far sapere agli italiani che Matteo Renzi qualche sbandata l’ha presa e qualcun’altra l’ha evitata sulla strada accidentata delle riforme.
Il coro ha cantato e l’orchestra ha suonato. Il momento più significativo e colorato del corteo della Cgil è stato il «Nessun dorma» degli orchestrali licenziati dall’Opera di Roma, che negli scorsi mesi si erano segnalati più per gli scioperi, le interruzioni delle prove, i rifiuti delle tournée che per la cristallina purezza delle melodie. A tal punto da riuscire a far scappare il maestro Ricca…
È una partita a poker. S’era capito, ma evidentemente la dialettica pubblica italiana deve passare per forza per il bluff. Ci riferiamo alla richiesta del governo alle regioni di risparmiare quattro miliardi di euro e alla risposta indignata dei governatori: «Impossibile senza tagliare i servizi ai cittadini».
C’era una volta un giornale locale che si occupava soprattutto del perimetro del suo territorio. Normale, anzi scontato. Solo che nel territorio di quel giornale c’è la Casa Bianca, quindi gli effetti di ciò che avveniva lì erano planetari.
La frase è di quelle lapidarie, che sanno di dogma come un «Delenda Carthago» o un «Domani è un altro giorno». E ti arriva addosso dalla radio mentre stai guidando, quindi sei concentrato sulla via e sulle luci dei freni di chi ti precede. In questa totale fragilità del pensiero ecco che ti assale: «Renzi non può farcela, anche perché servono un sacco di soldi per finanziare la spending review».
Non vorremmo lasciar credere d’essere i sostituti naturali del commissario Cottarelli. Non ne abbiamo le phisique du rôle e neppure le attitudini a lavorare di decimali e di percentuali.
Sono trecento come quelli delle Termopili, ma la loro resistenza sembra meno nobile. Si tratta degli ex dipendenti della Camera che hanno presentato ricorso contro il contributo di solidarietà stabilito dal governo per limare le pensioni d’oro e cominciare l’impervio cammino verso una (lontanissima) giustizia sociale.
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