Stucchi, imbrattato l’info point elettorale Nei guai anche un ventenne di Urgnano
Il blitz vandalico in via Zanica nella notte tra il 23 e il 24 aprile: il giorno successivo fu denunciato un venticinquenne di Bergamo.
Il blitz vandalico in via Zanica nella notte tra il 23 e il 24 aprile: il giorno successivo fu denunciato un venticinquenne di Bergamo.
Venerdì la cerimonia nella sede di via dei Caniana per i neolaureati in Economia. All’esterno, alcuni di loro si sono resi protagonisti di gesti incivili, che hanno costretto l’Università a far intervenire la Digos. Durissima la reazione del rettore, Remo Morzenti Pellegrini: «Spettacolo incivile. Se si ripeterà, sospenderò le proclamazioni».
Il ventiseienne di Dalmine fermato nella mattinata di venerdì 3 maggio in seguito agli scontri tra ultrà e polizia della semifinale di Coppa Italia dello scorso 25 aprile a Bergamo. Sabato 4 maggio il giudice ha convalidato l’arresto e disposto l’obbligo di firma: processo rinviato.
Nuovo filone d’inchiesta dopo quello che recentemente ha visto la condanna in Appello di sette supporter bergamaschi e di un tedesco dell’Eintracht, tifoseria gemellata con quella atalantina.
La vetrina e il marciapiede antistante erano stati imbrattati con vernice rossa bella notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 aprile. Uno dei responsabili è stato individuato, sarebbe un noto militante dell’area antagonista locale.
Hafiz Muhammad Zulkifal, che attualmente abita a Pognano (sottoposto a obbligo di dimora) era imputato davanti alla Corte d'assise di Sassari per il presunto coinvolgimento, come «capo spirituale», nella strage al mercato di Peshawar nel 2009, in Pakistan, che costò la vita a 137 persone.
Premiati 17 agenti della Polizia di Stato. Da fine maggio sportello itinerante sul territorio per il disbrigo delle pratiche.
Il marocchino, 24 anni, è partito da Bergamo con un amico per combattere in Siria nelle file dell’Isis. Detenuto dai curdi, ora vuole collaborare e rientrare in Italia. È accusato di terrorismo internazionale.
Claudio Galimberti, capo ultrà dell’Atalanta, è finito di nuovo davanti al giudice con l’accusa di aver minacciato Giovanni Di Biase.
C’è un’inchiesta della magistratura sui fatti accaduti mercoledì intorno alle mezzanotte e mezzo, dopo la partita di Coppa Italia Fiorentina-Atalanta, sulla tangenziale che porta al casello autostradale di Firenze Sud. L’ha aperta il procuratore capo Giuseppe Creazzo sulla base dell’informativa depositata dalla Digos del capoluogo toscano.
Se le dichiarazioni di una parte e dall’altra possono essere smentite, spunta un video nel quale si vede il McDonald’s dove, secondo la Digos di Firenze, ci sarebbe stato un gruppo di tifosi della Fiorentina nel mirino degli ultras nerazzurri.
Le due versioni opposte. L’informativa della Digos di Firenze: «I bergamaschi puntavano un gruppo di tifosi viola che si trovava al fast food». L’avvocato Riva: «Falso: pronto un esposto-denuncia».
Il dato sulla carta sarà impercettibile (un avanzamento di livello della sede), ma le ripercussioni concrete su uomini e mezzi saranno evidenti in tutta la città.
Sarà il 23 gennaio la sentenza del lungo processo a carico di dieci tifosi ultrà atalantini accusati di violenza aggravata e lesioni, avvenute la sera del 22 novembre 2014 in viale Giulio Cesare dopo Atalanta-Roma.
Quattro omicidi e svariate rapine. Poi, nel carcere di Udine, al tempo degli anni di piombo, l’incontro con i Pac, i Proletari armati per il comunismo, e l’adesione alla militanza del gruppo. Quindi la fuga dal carcere di Frosinone e il riparo a Parigi, poi in Messico e di nuovo nella capitale francese. Oltralpe dal febbraio 1985 vigeva la cosiddetta «dottrina Mitterrand» che garantiva diritto d’…
Il 53enne morto in Siria con i miliziani curdi aveva scritto alla famiglia: «Voglio farla finita in guerra».
Il tribunale del riesame della Corte d’Assise di Sassari, presieduto da Salvatore Marinaro, ha scarcerato per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva, i cinque pakistani, presunti terroristi, arrestati il 24 aprile del 2015 in un blitz della Dda di Cagliari e della Digos di Sassari, in quanto ritenuti membri di una cellula legata ad Al Qaeda, con base a Olbia. Per uno di questi è stato …
Daspo, sicuramente, e forse anche il divieto di trasferta. Nel primo caso sono attese a breve, forse addirittura a ore, le decisioni della questura dopo gli scontri tra ultrà romanisti e Polizia al termine di Atalanta-Roma.
«Questo qua ha fatto la cazzata più grande». Sabato 5 settembre 2015, questura di Bergamo. «Questo qua» sarebbe il dirigente della Digos, Giovanni Di Biase, così apostrofato da Claudio «Bocia» Galimberti, appena entrato a passo marziale e sguardo torvo nella sede della polizia, alla testa di 150 supporter rimasti sulla soglia ad agitare torce fumogene.
«Stava organizzando altre azioni violente». Ultrà della Juventus di 28 anni, assicuratore di Romano, è accusato di aver lanciato la bomba carta che durante l’ultimo derby della Mole ferì undici tifosi granata.