Come molti bambini ho sognato spesso un futuro da archeologa. Mi ci vedevo, un po’ Indiana Jones, a portare alla luce segreti e popoli sepolti. Alle scuole superiori, ho pure partecipato a un breve stage nel parco archeologico di Velia, in provincia di Salerno. Per una settimana ho scavato, ripulito e lavato cocci, prendendomi cura di quel passato di cui sapevo poco, ma che tra le mie mani sembrava così vivo, anzi, in qualche modo tornava ad esserlo.
Anche se il mio percorso di studi è stato poi diverso, mi ritrovo subito nelle parole di Simone Liguori, che il mestiere di archeologo lo esercita per davvero. «Si pensa quasi sempre alla morte come a una fine… Per chi si occupa di storia o di archeologia non è così. L’ambito della morte è quello che spesso regala più informazioni, perché soprattutto per l’età antica e per le culture precedenti l’avvento del cristianesimo, l’atto di seppellire prevedeva una serie di accorgimenti importantissimi. Grazie ai corredi, agli oggetti che venivano sepolti insieme al defunto, si può capire il suo status sociale, che ruolo aveva nella comunità, il lavoro che svolgeva. Gli oggetti che accompagnano la morte per noi sono la nuova vita, perché ti danno nuova vita. Ci raccontano la storia del defunto… che così sostanzialmente continua a vivere».
Membro di Suliis As Torc, associazione vicentina di rievocazione storica dell’Età del Ferro appartenente alla Federazione EVROPANTQVA , ormai da anni Liguori collabora con il Comune di Parre e il Parco Archeologico Parra Oppidum degli Orobi nell’organizzazione della rievocazione storica «Orobia». La manifestazione tornerà a Parre il 9 e il 10 settembre, per accompagnare i curiosi di ogni età ai tempi di Reti, Celti e Leponzi.
Grazie all’allestimento di un campo storico mobile completo di velari, tende e bivacchi, i visitatori potranno non solo immaginarsi come vivevano gli antichi abitanti di Parre, ma vederlo, toccarlo con mano. «Noi ci occupiamo di ricostruzione storica, che è uno strumento di comunicazione utile per la valorizzazione della storia e dell’archeologia – spiega Liguori – Di fatto andiamo a ricreare, a ricostruire il passato proprio attraverso gli oggetti, quindi i manufatti, ma anche attraverso le azioni che venivano svolte nell’antichità».
Dalla Terra alla Storia
Il tema dell’edizione 2023 di «Orobia», «Dalla Terra alla Storia», è stato scelto dopo che gli scavi condotti nell’area archeologica di Parre hanno portato al ritrovamento della sepoltura di un bambino risalente alla fase di romanizzazione. Nel suo corredo era presente un vasetto con un’iscrizione che riporta il nome Piuot, probabilmente il nome del piccolo defunto.
Da qui il particolare risalto dato dalla manifestazione ai diversi riti funebri attestati nell’arco alpino e prealpino nel corso dell’Età del Ferro e della romanizzazione. «Il mio lavoro, come archeologo, è quello di estrarre dalle viscere della terra oggetti che raccontano una storia – continua entusiasta Liguori – Gli oggetti che venivano seppelliti sono anche la nostra storia. Quando si dice che la terra su cui viviamo è la base su cui si fonda la nostra storia, ecco che le radici del nostro passato, in questo modo ancora di più, possono tornare a insegnarci la storia dei nostri luoghi».
Nel corso delle due giornate di manifestazione, i visitatori potranno assistere alla ricostruzione di un funerale celtico, che verrà proposto in quattro diversi atti: il sabato alle 18.30 (preparazione del defunto) e alle 21.30 (la pira funebre, i duelli, il canto di addio); la domenica alle 11 (l’ossilegio e la deposizione nella tomba) e alle 16 (il banchetto funebre, la comunione tra i vivi e lo spirito del defunto).
«Nell’immaginario collettivo – spiega Simone Liguori – quando si pensa a un funerale nell’antichità, si pensa alla pira che brucia con il defunto. In realtà l’atto della cremazione è solo una minima parte di quello che avveniva all’epoca. Quello che vogliamo mostrare quest’anno al pubblico è tutto quello che succedeva prima e dopo l’accensione della pira, partendo dalla preparazione del defunto fino agli oggetti che accompagnavano la salma, e poi ancora il giorno dopo, quando la pira ormai era bruciata del tutto e ci si doveva occupare della deposizione, dei resti cremati, dei banchetti, delle celebrazioni che venivano fatte sul luogo della tomba. Ovviamente sarà una ricostruzione ipotetica, perché non sappiamo benissimo come si svolgeva questo rituale presso i Celti nell’Età del Ferro, ma abbiamo condotto un preciso e attento studio in questi mesi, basandoci sulle fonti storiche e archeologiche in nostro possesso».
Concerti, laboratori e incontri
Nel corso delle due giornate di manifestazione, i ricostruttori (una cinquantina i membri di Suliis As Torc presenti, di tutte le età) offriranno dimostrazioni di varie attività dell’epoca, come la tessitura, la lavorazione del ferro, lo sbalzo del bronzo e il conio della moneta. A bambini e ragazzi saranno rivolti laboratori e cacce al tesoro. «Tutti gli oggetti che utilizzeremo sono fedeli riproduzioni di reperti reali – spiega l’archeologo – Il vantaggio della ricostruzione storica, soprattutto per i bambini, è quello di poter fisicamente toccare la storia. Quando facciamo le attività con i bambini diamo loro anche gli strumenti da lavoro. Quest’anno, ad esempio, verrà organizzato un laboratorio di lavorazione dell’argilla per realizzare un vaso. Ecco, si potrà ancora di più toccare con mano gli oggetti, gli strumenti dell’epoca. Per un bambino l’apprendimento passa molto dal contatto».
Il programma completo delle attività è disponibile a questo link. Non mancheranno concerti (da non perdere l’intrattenimento musicale a cura della band Ragnarök – Viking & Nordic Folk sabato alle 22.30) e incontri. Sabato alle 17, in particolare, il Parco ospiterà una conferenza a cura della Dottoressa Stefania De Francesco della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, ente che ormai da anni dialoga in perfetta sinergia con il Comune di Parre e il Parco Archeologico nella valorizzazione del territorio e dei suoi tesori. La conferenza sarà preceduta, alle 16, da un momento di introduzione a cura del vicesindaco e assessore alla cultura del Comune Omar Rodigari e della conservatrice del Parco Dottoressa Claudia Mangani.
Nel corso delle due giornate, sarà possibile partecipare ad alcune visite guidate al Parco Archeologico e all’Antiquarium Parra Oppidum degli Orobi , in programma sabato dalle 16 alle 21 e domenica dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 18. Il Parco ospita i resti di un antico abitato citato dalle fonti classiche, attivo dalla fine dell’Età del Bronzo alla tarda Età Romana, mentre il vicino Antiquarium accoglie una selezione dei reperti rinvenuti del corso degli scavi archeologici. L’intero percorso espositivo conduce alla scoperta degli Orobi, che hanno abitato questo territorio durante l’Età del Ferro, nel I millennio a.C.
Tra incontri, racconti e attività didattiche, i visitatori troveranno anche un’ampia area food, con un menù a base di carne alla griglia (ma anche stufati e stinco), zuppe e polenta e “libagioni” con birra artigianale, idromele e sidro. «Un evento di questo tipo ha l’obiettivo di educare le persone, passando anche attraverso il divertimento – conclude Liguori – Una rievocazione storica è un modo molto accattivante per scoprire la storia, l’archeologia. Soprattutto quella storia che – penso ai ragazzi e ai bambini dalle elementari alle medie – difficilmente si può apprendere sui banchi di scuola, perché sono periodi storici o popolazioni che hanno poco risalto sui libri. In più abbiamo la fortuna di poter fare questo evento all’interno di un Parco Archeologico… cosa vogliamo di più?».