Kiev, il blitz in Russia. Le debolezze di Mosca
MONDO. L’incursione dell’esercito ucraino in territorio russo iniziata quattro giorni fa ha colto di sorpresa non solo Mosca ma anche gli alleati di Kiev, a cominciare dagli Usa.
MONDO. L’incursione dell’esercito ucraino in territorio russo iniziata quattro giorni fa ha colto di sorpresa non solo Mosca ma anche gli alleati di Kiev, a cominciare dagli Usa.
MONDO. Una finestra per l’inizio di trattative sull’Ucraina si è finalmente aperta, ma quanto essa sia grande è difficile da stabilirlo, come impossibile è prevedere se le parti in causa sfrutteranno tale momento.
MONDO. La logica non gode di buona salute. Anche nel giudizio sui conflitti prevalgono emozioni, ideologie politiche e opinioni. A logica chi se non il popolo ucraino desidera la pace nella propria terra?
MONDO. Ha oltrepassato, per sbaglio o per ingenuità, una delle cosiddette «linee rosse» oppure ha osato superarle a sprezzo del pericolo.
MONDO. Contromosse del Cremlino per battere l’isolamento internazionale, in cui è piombata la Russia, e contemporaneo inizio della super-esibizione di muscoli dell’Occidente per riportare Vladimir Putin alla ragione.
MONDO. C’è sempre un filo di ipocrisia in certe reazioni alle stragi di guerra, acme di crimini quotidiani che invece lasciano indifferenti. Martedì 9 luglio l’esercito russo ha sparato 40 missili su città ucraine provocando almeno 36 morti e 125 feriti.
MONDO. L’Occidente intero è nel vivo di una tempesta perfetta, ed è giusto chiedersi cosa accadrà già nell’immediato all’Italia, piccola scialuppa in mezzo ai marosi, sovranista del nulla. Il mondo un tempo chiamato libero, stava male di salute già da un po’, ma ora è davvero entrato nel cuore dell’uragano.
MONDO. Il 23 agosto 1989 nelle allora Repubbliche socialiste sovietiche di Estonia, Lettonia e Lituania due milioni di persone, tenendosi per mano, formarono una catena umana lunga 675 chilometri unendo le rispettive capitali, Tallinn, Riga e Vilnius.
IL COMMENTO. Accoglienze d’altri tempi, scenografie degne di «padri della Patria» e non solo «presidenti». Ma a Pyongyang le visite di Stato di leader stranieri sono talmente rare che diversamente non si sarebbe potuto fare per festeggiare la firma con la Russia del partenariato bilaterale e del patto di protezione contro le aggressioni.