A 15 anni vive la malattia nel silenzio E nel calcio trova la forza di lottare
Colpito dalla patologia genetica, la fibrosi cistica, combatte ogni giorno senza che nessuno attorno a lui lo sappia.
Colpito dalla patologia genetica, la fibrosi cistica, combatte ogni giorno senza che nessuno attorno a lui lo sappia.
Chissà a chi dirà per la prima volta la parola «mamma», la piccola Uma Louise? Lei è nata il 25 marzo scorso al Nebraska medical center di Omaha. Ed è stata partorita da colei che in realtà è sua nonna, Cecile Eledge, una donna di 61 anni. Cecile ha infatti messo a disposizione il suo utero per portare a compimento la gravidanza di un embrione concepito in vitro. Infatti il figlio di nonna (o mam…
Nuovo sopralluogo a Seriate: sotto la lente la rete di connessione di casa Tizzani per vedere chi la agganciò quella sera.
Un popolo di santi, poeti e navigatori, certo, ma anche uno dei più ricchi ed eterogenei dal punto di vista del patrimonio genetico, modellato dagli incontri con altre genti e dalle diverse condizioni ambientali esistenti lungo la penisola.
La notizia è del New York Times. Un gruppo di scienziati si sarebbe riunito ad Harvard per progettare la produzione del genoma umano sintetico. La notizia mi ha lasciato senza parole. Uomini di scienza che, invece di occuparsi di come rispondere alle esigenze drammatiche che vengono a noi come un appello da bambini che muoiono in varie parti del mondo perché mancano dell’essenziale per sopravvive…
La relazione del consulente della procura: il dna mitocondriale non è attribuibile al muratore. Gli esperti: ma quello che conta è il dna nucleare e i risultati di quattro laboratori non lasciano dubbi.
«Se si è partiti da un profilo genetico relativo a una persona di cui non si sapeva assolutamente nulla e si è riusciti a ricostruire il suo albero genealogico, quel profilo genetico poi tanto degradato non era, anzi». Non lasciano dubbi le parole del genetista Giuseppe Novelli.
Dal 3 al 19 ottobre 2014 si svolgerà la XII edizione di BergamoScienza, che nel 2013 ha ottenuto un successo straordinario registrando 147.351 presenze. Come ogni anno il programma prevede oltre 150 eventi, gratuiti, oltre a incontri con Premi Nobel e scienziati di fama mondiale.
Il professor Carlo Previderè avrebbe chiesto tempo alla pm Letizia Ruggeri per consegnare la perizia sui peli ritrovati sugli indumenti di Yara.Il genetista dell’Università degli Studi di Pavia è stato venerdì mattina in procura per un colloquio informale con il magistrato.
Pasquetta, 21 aprile 2014. È una data che compare nell’interrogatorio di Marita Comi, la moglie di Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio. Gli inquirenti la calano all’improvviso: «Lei si ricorda dove avete trascorso la giornata di Pasquetta appena passata?».
Il mistero della bomba scoppiata in casa dell’imprenditore Gianfranco Gamba a Gazzaniga il 21 gennaio scorso potrebbe essere a una svolta.Gli inquirenti sono riusciti a isolare sui residui della bomba a mano esplosa nel giardino della villa tracce di materiale genetico.
Se è vero che i parenti non si scelgono, ma gli amici sì, e con alcuni ci si sente più legati che a un fratello, ora c’è la spiegazione. Una ricerca condotta dalle università americane di San Diego e Yale indica perchè ciò avviene.
È suo il dna sugli indumenti di Yara e questo basta e avanza per tenere in cella Massimo Bossetti con l’accusa di essere l’autore dell’omicidio. Ma a un mese dalla svolta nelle indagini, sulla vicenda pesano ancora molti punti oscuri.
«Come si pone di fronte a questa contestazione?». «Innocente». Carcere di via Gleno, Bergamo, giovedì 19 giugno, ore 9,36. A porgere la domanda è il giudice per le indagini preliminari Ezia Maccora, a rispondere è Massimo Bossetti, l’artigiano edile di Mapello fermato con l’accusa di aver ucciso Yara.
A voler usare l’algida terminologia alfanumerica degli inquirenti, sarebbero «Ignoto 2» e «Ignota 3». Ci sono due dna repertati sul luogo del delitto che non sono mai stati attribuiti, tracce biologiche ritenute poco significative e rimaste sempre al margine dell’indagine sull’omicidio di Yara.
«Ci sono delle possibili spiegazioni che potrebbero giustificare la presenza del mio dna su Yara». Lo avrebbe detto Massimo Bossetti, martedì pomeriggio, nel lungo colloquio avuto in carcere con Claudio Salvagni, il legale comasco che da lunedì affianca l’avvocato Silvia Gazzetti.
Una quasi banale rapina a un furgone portavalori e un omicidio cruento, quello di un uomo che ha sgozzato l’amante della moglie: sono questi i due casi che hanno fatto giurisprudenza sulla validità nel processo degli accertamenti sul Dna.
C’è un’immagine che rende bene che cosa è stata questa inchiesta. Due agenti della squadra mobile di Bergamo per tre mesi rinchiusi in un polveroso locale dell’Archivio di Stato di via Bronzetti.
«Massimo Bossetti - l’artigiano edile di 43 anni accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio – non è figlio di quello che da tutti, fino a lunedì, era considerato suo padre: Giovanni Bossetti». Secondo fonti romane lo avrebbe stabilito un test di paternità.