Torna al calcio dopo il carcere
Per Bobo Dzaferi una seconda vita

È tornato a correre Bajrus Dzaferi, e talmente ne ha voglia che i 6.000 metri quadrati di un campo da calcio danno l'impressione di non riuscire contenerla tutta. Torna dopo 13 mesi trascorsi nel carcere di via Gleno: «Ho riflettuto sui miei errori».

È tornato a correre Bajrus «Bobo» Dzaferi, e talmente ne ha voglia che i 6.000 metri quadrati di un campo da calcio danno l'impressione di non riuscire contenerla tutta: «Rimettere le scarpe è stato un sogno, calciare un pallone mi ha fatto capire davvero cos'è la libertà: in area tornerò quello di prima, nella vita sono di già un altro».

Il primo passo per redimersi agli occhi del calcio dilettantistico bergamasco l'ha effettuato nei giorni scorsi, rispondendo con correttezza «no, grazie» a un paio di società che l'hanno contattato nelle fasi conclusive del mercato di riparazione dicembrino.

Prima di tutti ha pensato a lui la Colognese (Eccellenza girone B), e in certi casi non c'è ammontare di rimborso spese che tenga di fronte alla riconoscenza: «Questa società s'è ricordata di me in un momento delicatissimo: mi ha accolto senza fare troppe domande sul passato: meno complicato ripartire, dopo un incubo così».

Incubo così sta per 13 mesi trascorsi nel carcere di via Gleno, conseguenza di un'aggressione a pubblico ufficiale avvenuta a luglio 2011. Una settimana dopo lo attendevano al raduno del Pedrengo, ma da allora l'unica porta che ha potuto inquadrare è stata quella di una cella: «Il carcere è un'esperienza che ti segna dentro, starmene da solo 20 ore al giorno mi è servito per riflettere sui miei errori».

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