È buio, l'ultima notte ai Riuniti
Bonito: strano, ma mi sento a casa

Silenzio. Buio. Solo il Pronto soccorso - dove ancora si trovavano pazienti in attesa di essere visitati e le sale dei medici di guardia - ricordavano, nella tarda serata di mercoledì 19 dicembre, la vita che ha animato gli Ospedali Riuniti.

Silenzio. Buio. Solo il Pronto soccorso - dove ancora si trovavano pazienti in attesa di essere visitati e le sale dei medici di guardia - ricordavano, nella tarda serata di ieri, la vita che ha animato gli Ospedali Riuniti. Sebbene già vuoti, alcuni padiglioni dei reparti erano ancora aperti.

Dietro le porte nessuna luce accesa, ma bastava abbassare la maniglia per potervi accedere. Intanto, poche guardie giravano per la struttura per controllare che tutto fosse in regola. Ma forse, ora che non vi sono né pazienti né personale, l'area è ormai troppo grande per pochi addetti.

E sembra che, nella mattinata di ieri, si siano trovati dei «segni» che hanno fatto pensare che qualche senzatetto abbia già trovato rifugio per la notte nella vecchia struttura ospedaliera, tanto che qualcuno sollecitava una chiusura anticipata dei cancelli. Una struttura dove giovedì 20 si chiuderanno le porte anche del Pronto soccorso.

Tra i medici che hanno passato questa ultima notte ai Riuniti, c'è il medico di Neurologia Virginio Bonito che, dal 1985 presta servizio in ospedale. «È un'emozione strana pensare che questa sia l'ultima notte qui - ammette - perché si è da soli, senza equipe né pazienti in attesa di una chiamata del Pronto soccorso». Emozione sì, ma «non ho nessuna paura di stare qui da solo, è come stare a casa propria e apprezzare una notte diversa».

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