«Botte e insulti dal mio ex marito perché volevo realizzarmi sul lavoro»
«Volevo emanciparmi ma lui mi ostacolava»: una preside denuncia 20 anni di violenze subite dal marito. Il caso finisce a processo: l’imputato nega gli addebiti.
«Volevo emanciparmi ma lui mi ostacolava»: una preside denuncia 20 anni di violenze subite dal marito. Il caso finisce a processo: l’imputato nega gli addebiti.
Una interpretazione giuridica ha evitato la paralisi al processo nell’inchiesta sui carabinieri che contava la bellezza di 1.500 «parti offese». Il che avrebbe comportato l’invio di una enorme mole di convocazioni, una trafila infinita col rischio della prescrizione.
Non c’è pace per l’ex sindaco di Sovere, Luigi Minerva: è stato arrestato per stalking. Un arresto in flagranza di reato avvenuto davanti ai carabinieri che hanno individuato Minerva nei pressi di una delle sue presunte vittime, con in auto arnesi quali un cacciavite, una corda e una tenaglia.
Il Gip Giovanni Petillo ha chiesto al Pm Franco Bettini di riformulare e meglio definire 6 capi d’imputazione relativi all’inchiesta sui carabinieri di Zogno. Si tratta del cosiddetto «filone ospedaliero», ovvero la parte relativa alla violazione e all’utilizzazione di atti d’ufficio.
Tutti assolti: è stato questo l’esito stamattina, giovedì 15 maggio, dell’udienza preliminare relativa al presunto abuso edilizio relativo alla realizzazione della palestra dell’Imiberg.La decisione è del gup Giovanni Petillo.
Sono due rapinatori storici, i piromani accusati di aver dato fuoco a un magazzino dove erano stoccati bancali in legno, nella zona industriale di Grumello del Monte. I carabinieri della locale stazione li hanno arrestati mercoledì 23 aprile.
Picchiata per 16 anni, a volte anche con la scopa e uno scolapasta, insultata e in un’occasione anche costretta a un rapporto sessuale dal marito. L’uomo, operaio 47enne di Osio Sotto, ieri è stato condannato a quattro anni per violenza sessuale
Assolti con formula piena, perché il fatto non costituisce reato. Colpo di scena, in Tribunale, al processo che vedeva imputati quattro ex componenti del Cda del Consorzio di polizia locale dell’Isola e l’ex direttore generale, con l’accusa di abuso d’ufficio.
Già lo scorso novembre era finito in manette per aver più volte picchiato l’excompagna, procurandole anche - secondo quanto avevano ricostruito i carabinieri - un aborto (reato per il quale non era però mai stato formalmente indagato).
L’abuso edilizio al Collegio Baroni è estinto, perché Comune di Bergamo e Sovrintendenza ai Beni architettonici hanno emesso il decreto di sanatoria. E, dunque, si profila l’archiviazione del reato per tre dei cinque indagati.
Non saranno parte civile gli abitanti del quartiere di Santa Lucia che con i loro esposti avevano fornito lo spunto alla Procura per aprire l’inchiesta sul presunto abuso edilizio nella realizzazione della palestra della scuola Imiberg.
Una condanna per omicidio colposo e una restituzione di atti alla Procura per valutare se procedere contro una testimone a difesa per falsa testimonianza. È accaduto al processo per la morte, in seguito a incidente stradale, di un giovane di Cologno al Serio.
Sequestrati, dissequestrati, quindi di nuovo bloccati e poi restituiti nella gran parte. La vicenda dei conti correnti dell’ex assessore comunale Marcello Moro, sotto inchiesta per vari reati tra cui truffa, falso e corruzione, non sembra aver fine.
Nuovo ribaltone nella vicenda Marcello Moro e conti correnti sotto sequestro: sequestrati dalla Procura, dissequestrati da Cassazione e Riesame, di nuovo sequestrati dagli inquirenti e - la notizia è di venerdì - infine parzialmente dissequestrati dal gip.
Ci sono aspetti sulla sicurezza del «Papa Giovanni» per i quali «si impongono debiti approfondimenti, anche in relazione ai controlli che l’autorità competente (vigili del fuoco) avrebbe potuto e dovuto tempestivamente eseguire». Lo scrive il pm Giancarlo Mancusi.
di Giorgio Gandola Nella società della comunicazione l’ultima dichiarazione è quella che conta, soprattutto per i politici in perenne stato di eccitazione elettorale. Forse per questo il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, si è sentito in dovere di fare una puntualizzazione psichedelica.
«Auspico la medesima solerzia ed efficienza anche per la risoluzione del caso di Yara Gambirasio, per cui parenti e amici attendono giustizia da quasi tre anni, anche se capisco bene che una frase detta in un comizio sia molto più grave dell’omicidio di un’innocente tredicenne».
Il gip Giovanni Petillo ha accolto la richiesta di giudizio immediato e ha fissato la data per il processo all’onorevole Calderoli: il 6 maggio del 2014 il vicepresidente del Senato dovrebbe comparire davanti al collegio del tribunale di Bergamo per rispondere di diffamazione nei confronti del ministro Kyenge.