«Orango», Calderoli in tribunale Udienza rinviata al 26 giugno
Udienza rinviata al 26 giugno prossimo quella che vede il leghista Roberto Calderoli sul banco degli imputati con l’accusa di diffamazione nei confronti dell’ex ministro Cécile Kyenge.
Udienza rinviata al 26 giugno prossimo quella che vede il leghista Roberto Calderoli sul banco degli imputati con l’accusa di diffamazione nei confronti dell’ex ministro Cécile Kyenge.
La Lega ne ha per tutti. Per l’euro, domenica 13 aprile a Bergamo è intervenuto il segretario federale Matteo Salvini con il suo «Basta euro tour», ma anche per Giorgio Gori e per Valerio Bettoni.
di Giorgio Gandola Il senatore Roberto Calderoli vicepresidente del Senato è soprattutto preoccupato per le sorti di quei tremila politici che, con l’abolizione delle province, rischiano di non trovare una poltrona su cui sedersi dal 7 aprile al 25 maggio.
«Sono d’accordo sul fatto che la Lega non partecipi alle consultazioni, perché non esiste al mondo che il presidente Napolitano e il Pd se la cantino e se la suonino da soli. E con questo siamo al terzo presidente del Consiglio non votato dal popolo».
Il senatore della Lega Nord Calderoli è primo firmatario di un ordine del giorno che impegna il Governo «ad accertare con tempestività le eventuali criticità segnalate» rispetto all’esclusione di Bergamo dalla «short list» per diventare «Capitale europea della cultura 2019».
Weekend di festa tra mercatini, canti di Natale e appuntamenti all’insegna dello svago.
Con oltre mezzo milione di euro di soldi pubblici, ottenuti dalla Lega come rimborsi elettorali, la famiglia Bossi si sarebbe pagata le spese private più varie: dalle multe per migliaia e migliaia di euro al carrozziere, fino alla laurea in Albania di Renzo «il Trota».
Umberto Bossi contro Matteo Salvini: la competizione per la segreteria della Lega Nord vedrà di fronte due soli candidati, rappresentativi della vecchia e della nuova guardia del Carroccio. Escluso Giacomo Stucchi che non è riuscito a raggiungere il numero minimo di firme.
di Giorgio Gandola Nella società della comunicazione l’ultima dichiarazione è quella che conta, soprattutto per i politici in perenne stato di eccitazione elettorale. Forse per questo il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, si è sentito in dovere di fare una puntualizzazione psichedelica.
«Auspico la medesima solerzia ed efficienza anche per la risoluzione del caso di Yara Gambirasio, per cui parenti e amici attendono giustizia da quasi tre anni, anche se capisco bene che una frase detta in un comizio sia molto più grave dell’omicidio di un’innocente tredicenne».
Il gip Giovanni Petillo ha accolto la richiesta di giudizio immediato e ha fissato la data per il processo all’onorevole Calderoli: il 6 maggio del 2014 il vicepresidente del Senato dovrebbe comparire davanti al collegio del tribunale di Bergamo per rispondere di diffamazione nei confronti del ministro Kyenge.
Il ministro Kyenge l’aveva perdonato (con riserva), la Procura di Bergamo no. E così il leghista Calderoli, vicepresidente del Senato, si ritrova sul capo una richiesta di giudizio immediato per diffamazione aggravata dalla discriminazione razziale.