Le lacrime di Bossetti alla sentenza I legali: «La sconfitta del diritto»
L’avvocato della famiglia Gambirasio: «Giustizia è stata fatta, ora ogni dubbio è stato fugato».
L’avvocato della famiglia Gambirasio: «Giustizia è stata fatta, ora ogni dubbio è stato fugato».
I giudici d’appello di Brescia hanno ribadito la sentenza di primo grado del luglio 2016 per il carpentiere di Mapello.
A Brescia si allungano i tempi per la sentenza d’appello del caso Yara.
Massimo Bossetti, all’inizio delle sue dichiarazioni spontanee nel processo d’Appello a Brescia, ha voluto rivolgere un «sincero pensiero» a Yara Gambirasio per il cui omicidio è stato condannato all’ergastolo.
Udienza dedicata alle repliche di accusa, difesa e parti civili oggi al Palagiustizia di Brescia nel processo d’appello a carico di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all’ergastolo il primo luglio del 2016 per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre del 2010 da Brembate di Sopra e trovata morta tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola.
Ci sono state scintille tra la difesa di Bossetti e gli avvocati di parte civile della famiglia di Yara su alcune slide con le quali gli avvocati del muratore cercano di dimostrare come il corpo della ragazzina non possa essere rimasto per tre mesi nel campo di Chignolo d’Isola, come sostenuto dell’accusa.
Parola alla difesa di Massimo Bossetti nel processo d’appello sull’omicidio di Yara Gambirasio. Davanti ai giudici della Corte d’Assise d’appello di Brescia i legali del muratore, condannato all’ ergastolo in primo grado il primo luglio 2016, cercheranno di provare l’innocenza, sempre ribadita dal carpentiere.
Una foto scattata da un satellite sul campo di Chignolo d’Isola il 14 gennaio 2011: dimostrerebbe che, in quella data, il corpo di Yara non c’era, smontando le ricostruzioni dell’accusa.
Si sono stretti per pochi secondi le mani Massimo Bossetti e la moglie Marita Comi all’inizio dell’ udienza del processo d’appello sull’omicidio di Yara Gambirasio, per il quale il muratore di Mapello è stato condannato in primo grado all’ergastolo.
Una foto satellitare e il parere di un luminare inglese della genetica, il professor Peter Gill, docente dell’Università di Oslo (Norvegia). Sono le carte che la difesa di Massimo Bossetti, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, giocherà al processo d’appello al via venerdì mattina a Brescia.
La Corte di Brescia ha stilato un calendario che prevede udienze il 6, 10 e 14 luglio. Più un’altra di riserva il 17.
Vietate telecamere e macchine fotografiche in aula: Bossetti entrerà da un ingresso sotterraneo
La difesa darà battaglia sul Dna, alla ricerca di una perizia, negata in primo grado.
in onda su Sky Atlantic: una ricostruzione in 4 parti per il ciclo «Il racconto del reale».
L’uomo è scomparso a Natale di un anno fa. La lettera affidata all’Adnkronos
Parla di «macroscopiche falsità» Ezio Denti, il consulente di Massimo Bossetti, nello smentire quanto pubblicato dal quotidiano Repubblica in cui si riferisce che il consulente è indagato dalla procura di Bergamo per non aver conseguito la laurea.
«Ormai la vita mia è solo una sofferenza ma non intendo per niente mollare». Lo scrive Massimo Bossetti dal carcere di Bergamo alla mamma Ester e alla sorella Laura.
L’avvocato Salvagni attacca: «Il processo non regge. Ci siamo trovati di fronte a una sentenza e a un processo che ha fatto a stracci il diritto sostanziale, il diritto processuale e il diritto costituzionale»
Pier Luigi Maria Dell’Osso, procuratore generale del distretto di Brescia ha presentato l’impugnazione.
Il procuratore generale del distretto di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso: «La Procura di Bergamo ha fatto un eccellente lavoro. Ho solo dei dubbi sull’assoluzione per calunnia, potrei impugnare la sentenza solo per quel capitolo».