Le accuse sono turbativa d'asta, falso, corruzione, peculato e truffa ai danni dello Stato. E l'ex direttore del carcere di bergamo, Antonino Porcino, finisce così dietro le sbarre. Trattamenti di favore nei confronti di alcuni detenuti e detenute e utilizzo di personale e beni dell'amministrazione per esigenze private, come ad esempio la ristrutturazione della propria casa privata. Le indagini, partite dalla procura, sono state condotte dai Carabinieri e dalla la Guardia di Finanza di Bergamo. Insieme a lui è scattato l'arresto, ma da scontare ai domiciliari, per altre cinque persone, tra cui il capo della polizia penitenziaria Antonio Ricciardelli. Un'inchiesta che complessivamente vede 27 indagati. Ai domiciliari è finito anche un commissario, Daniele Alborghetti, distaccato nel carcere di Monza, Francesco Berte' il dirigente sanitario del carcere di Bergamo e due imprenditori di Urgnano, Mario e Veronica Metalli. A Porcino viene ora contestato il reato di corruzione per aver agevolato la Alfa Express di Urgnano, mella stipula di contratto di fornitura in esclusiva di distributori automatici di alimenti, bevande e tabacchi nel Carcere di Monza. In cambio l'ex direttore, aiutato dall'Alborghetti, intascò almeno una busta con 3800 euro in contanti. Le indagini hanno poi fatto emergere che Porcino si sarebbe fatto fare false certificazioni mediche da Bertè. Sindrome ansioso-deopressiva per motivi di servizio si legge, ma in realtà inesistente secondo l'accusa, supportata da intercettazioni telefoniche. Porcino fu esonerato per 205 giorni e la patologia gli sarebbe valsa verosimilmente uno scatto ulteriore di pensione privilegiata. Era quindi a casa in malattia senza toccare le ferie residue, che poi gli sarebbero valse altri circa 10mila euro. Vi è poi l'accusa di utilizzo di personale della polizia penitenziaria e di materiali di proprietà della Casa Circondariale per lavori di ristrutturazione dell'appartamento privato dell'ex direttore. Porcino si sarebbe appropriato "a fini personali e di profitto, una telecamera circuito Dvr a otto canali, risme di carta e anche dua water nuovi, che avrebbe caricato in auto e portato a casa. Antonino Porcino va in carcere perchè secondo il gip Lucia Graziosi è l'unica misura adeguata, proporzionata, ed idonea. Sarebbe il soggetto di riferimento attorno al quale gravitano molteplici altri soggetti, appartenenti a svariati settori, potenzialmente da coinvolgere in ulteriori reati. Non per niente da Alborghetti era definito come "il perno". E, conclude il gip - ha testualmente affermato di non avere alcuna intenzione di sparire dalla circolazione a seguito del suo pensionamento.
Le accuse sono turbativa d'asta, falso, corruzione, peculato e truffa ai danni dello Stato. E l'ex direttore del carcere di bergamo, Antonino Porcino, finisce così dietro le sbarre. Trattamenti di favore nei confronti di alcuni detenuti e detenute e utilizzo di personale e beni dell'amministrazione per esigenze private, come ad esempio la ristrutturazione della propria casa privata. Le indagini, partite dalla procura, sono state condotte dai Carabinieri e dalla la Guardia di Finanza di Bergamo. Insieme a lui è scattato l'arresto, ma da scontare ai domiciliari, per altre cinque persone, tra cui il capo della polizia penitenziaria Antonio Ricciardelli. Un'inchiesta che complessivamente vede 27 indagati. Ai domiciliari è finito anche un commissario, Daniele Alborghetti, distaccato nel carcere di Monza, Francesco Berte' il dirigente sanitario del carcere di Bergamo e due imprenditori di Urgnano, Mario e Veronica Metalli. A Porcino viene ora contestato il reato di corruzione per aver agevolato la Alfa Express di Urgnano, mella stipula di contratto di fornitura in esclusiva di distributori automatici di alimenti, bevande e tabacchi nel Carcere di Monza. In cambio l'ex direttore, aiutato dall'Alborghetti, intascò almeno una busta con 3800 euro in contanti. Le indagini hanno poi fatto emergere che Porcino si sarebbe fatto fare false certificazioni mediche da Bertè. Sindrome ansioso-deopressiva per motivi di servizio si legge, ma in realtà inesistente secondo l'accusa, supportata da intercettazioni telefoniche. Porcino fu esonerato per 205 giorni e la patologia gli sarebbe valsa verosimilmente uno scatto ulteriore di pensione privilegiata. Era quindi a casa in malattia senza toccare le ferie residue, che poi gli sarebbero valse altri circa 10mila euro. Vi è poi l'accusa di utilizzo di personale della polizia penitenziaria e di materiali di proprietà della Casa Circondariale per lavori di ristrutturazione dell'appartamento privato dell'ex direttore. Porcino si sarebbe appropriato "a fini personali e di profitto, una telecamera circuito Dvr a otto canali, risme di carta e anche dua water nuovi, che avrebbe caricato in auto e portato a casa. Antonino Porcino va in carcere perchè secondo il gip Lucia Graziosi è l'unica misura adeguata, proporzionata, ed idonea. Sarebbe il soggetto di riferimento attorno al quale gravitano molteplici altri soggetti, appartenenti a svariati settori, potenzialmente da coinvolgere in ulteriori reati. Non per niente da Alborghetti era definito come "il perno". E, conclude il gip - ha testualmente affermato di non avere alcuna intenzione di sparire dalla circolazione a seguito del suo pensionamento.