L'intervista a Nadia risale a poche settimane dall'inizio della guerra in Ucraina. Trascorsi due anni e mezzo, pochi giorni fa il marito Igor è morto , vittima tra le migliaia di questa guerra. E' successo a Kursk a 580 km da Mosca durante una esplosione. La telefonata è arrivata a Nadia mentre lei si trovava a Bergamo, ad oltre 2500 chilometri dal fronte, lei che da anni lavora come badante di una anziana signora viveva ogni giorno con un peso nel cuore. Aveva accettato la scelta di Igor di partire volontario per il fronte. Inutili erano stati i tentativi suoi e delle due figlie di dissuaderlo, lui aveva accolto l'invito del suo paese a combattere e da allora aveva indossato la divisa, imbracciato un fucile, mai usato prima di allora, per difendere la sua patria. Le notizie che arrivavano alla famiglia erano sporadiche, ma costanti. Poco dettagliate per non essere intercettato dal nemico e con la paura Nadia aveva imparato a convivere. Attendeva un messaggio, un cenno, le bastava. Poi la telefonata che temeva e scongiurava da oltre due anni: Igor, il suo amato marito, padre delle sue figlie era morto in una esplosione in cui altri due compagni sono rimasti gravemente feriti. Non voleva crederci, non era possibile. Solo pochi giorni prima aveva ricevuto un messaggio del marito e ora le stavano dicendo che era morto. Ci sono voluti un paio di giorni, per avere l'ufficiale certezza fosse proprio lui. Ha sperato fino all'ultimo in un errore. Partita immediatamente per l'Ucraina ha ripercorso tutta la sua vita, i sacrifici e i sogni infranti. A gennaio dell'anno prossimo Igor avrebbe compiuto 60 anni e allora avrebbe lasciato il fronte. Pochi mesi ancora per poterlo riabbracciare e saperlo al sicuro a casa. I funerali di Stato sono stati celebrati nel paese di origine a pochi chilometri dal confine polacco. Tutta la comunità in ginocchio di fronte a quella bara. Fiori ovunque, l'omaggio della sua terra. A Nadia consegnata la bandiera dell'ucraina. Nella testa ancora le parole che il marito le disse prima di partire rispondendo così alla sua domanda se non avesse paura di morire: “Nessuna paura, vada come deve andare. Meglio che muoia io piuttosto di un giovane uomo con moglie e figli ancora piccoli”.
Il servizio di Paola Abrate
L'intervista a Nadia risale a poche settimane dall'inizio della guerra in Ucraina. Trascorsi due anni e mezzo, pochi giorni fa il marito Igor è morto , vittima tra le migliaia di questa guerra. E' successo a Kursk a 580 km da Mosca durante una esplosione. La telefonata è arrivata a Nadia mentre lei si trovava a Bergamo, ad oltre 2500 chilometri dal fronte, lei che da anni lavora come badante di una anziana signora viveva ogni giorno con un peso nel cuore. Aveva accettato la scelta di Igor di partire volontario per il fronte. Inutili erano stati i tentativi suoi e delle due figlie di dissuaderlo, lui aveva accolto l'invito del suo paese a combattere e da allora aveva indossato la divisa, imbracciato un fucile, mai usato prima di allora, per difendere la sua patria. Le notizie che arrivavano alla famiglia erano sporadiche, ma costanti. Poco dettagliate per non essere intercettato dal nemico e con la paura Nadia aveva imparato a convivere. Attendeva un messaggio, un cenno, le bastava. Poi la telefonata che temeva e scongiurava da oltre due anni: Igor, il suo amato marito, padre delle sue figlie era morto in una esplosione in cui altri due compagni sono rimasti gravemente feriti. Non voleva crederci, non era possibile. Solo pochi giorni prima aveva ricevuto un messaggio del marito e ora le stavano dicendo che era morto. Ci sono voluti un paio di giorni, per avere l'ufficiale certezza fosse proprio lui. Ha sperato fino all'ultimo in un errore. Partita immediatamente per l'Ucraina ha ripercorso tutta la sua vita, i sacrifici e i sogni infranti. A gennaio dell'anno prossimo Igor avrebbe compiuto 60 anni e allora avrebbe lasciato il fronte. Pochi mesi ancora per poterlo riabbracciare e saperlo al sicuro a casa. I funerali di Stato sono stati celebrati nel paese di origine a pochi chilometri dal confine polacco. Tutta la comunità in ginocchio di fronte a quella bara. Fiori ovunque, l'omaggio della sua terra. A Nadia consegnata la bandiera dell'ucraina. Nella testa ancora le parole che il marito le disse prima di partire rispondendo così alla sua domanda se non avesse paura di morire: “Nessuna paura, vada come deve andare. Meglio che muoia io piuttosto di un giovane uomo con moglie e figli ancora piccoli”.
Il servizio di Paola Abrate