NELLA, BEATRICE, PICCARDA
23. 85 Ond'elli a me: «Sì tosto m'ha condotto
23. 86 a ber lo dolce assenzo d'i martìri
23. 87 la Nella mia con suo pianger dirotto.
23. 88 Con suoi prieghi devoti e con sospiri
23. 89 tratto m'ha de la costa ove s'aspetta,
23. 90 e liberato m'ha de li altri giri. [...]
24. 10 Ma dimmi, se tu sai, dov'è Piccarda;
24. 11 dimmi s'io veggio da notar persona
24. 12 tra questa gente che sì mi riguarda».
24. 13 «La mia sorella, che tra bella e buona
24. 14 non so qual fosse più, triunfa lieta
24. 15 ne l'alto Olimpo già di sua corona».
L'ingresso e la permanenza nella cornice dei golosi sono caratterizzate da diversi accenni a figure femminili, a cominciare dai primi due esempi di temperanza proclamati dalla voce misteriosa che esce dall'abete: Maria, che al banchetto delle nozze di Cana antepone il buon esito della festa al suo appetito; e le donne romane, astemie e virtuose. Forese Donati spiegherà poi a Dante che fu grazie alle preghiere della moglie Nella che poté salire direttamente alla cornice dei golosi invece che sostare nell'Antipurgatorio. L'accenno all'amata Nella suscita, per reazione, l'invettiva di Forese contro le scostumate donne fiorentine che, sfacciatamente, vanno mostrando con le poppe il petto (v. 102). Quando Dante spiegherà a Forese perché sta attraversando l'oltretomba ancora vivo accompagnato da Virgilio che lo ha salvato da una vita viziosa, accennerà a Beatrice che lo attende in cima alla montagna del Purgatorio, là dove Virgilio terminerà la sua missione (v. 128). Nel canto successivo, il XXIV, Dante chiederà a Forese notizie di sua sorella Piccarda e Forese gli rivelerà che si trova in Paradiso, nella gloria dei beati, lei che fu bella e buona (v. 13). Queste figure femminili hanno ispirato, con il loro esempio, il desiderio di convertirsi ad una condotta di vita integra e pienamente felice; sono state, ciascuna a loro modo, mediatrici di salvezza.
Enzo Noris