NEL MEZZO DEL CAMMIN
IF I, 1 ss.
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita. Dante inizia il suo racconto con dei versi famosissimi diventati proverbiali: «Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / chè la diritta via era smarrita». A noi interessa rilevare l'alternanza tra l'aggettivo possessivo nostra e il pronome personale mi che indica come dietro la condizione personale di Dante si celi in realtà la condizione e il destino dell'intera umanità. Questo espediente narrativo formidabile facilita l'identificarsi del lettore di ogni tempo nel Dante personaggio: d'ora in poi tutto ciò che Dante dirà della sua avventura ognuno di noi lo vedrà in qualche modo riferito a se stesso.
Anche l'indicazione nel mezzo del cammin, che per i medievali corrispondeva all'età di 35 anni e per noi si sposterebbe un po' più in là, significa che prima o poi viene per tutti il momento in cui ci si trova a metà del guado, in una condizione di grave difficoltà perché si è perso di vista l'orientamento da dare alla nostra vita, il significato stesso della nostra esistenza. A questo punto occorre avere il coraggio di rendersi conto della propria condizione, anche se pesantemente negativa; solo così ci si può rialzare e si può riprendere il cammino.
Infine vale la pena notare che la dritta via, dice Dante, è smarrita, cioè temporaneamente persa di vista, non perduta, vale a dire persa irrimediabilmente. Anche ad una condizione negativa, purché se ne acquisisca la consapevolezza, c'è rimedio.
Enzo Noris