I venti ricercatori premiati per i loro progetti al Phd Day dell’università ricorderanno l’emozione di un Nobel - e per di più baronetto - Sir Tim Hunt, che non solo gli stringe la mano, ma dà il buon esempio a un impaludato corpo accademico sedendosi in prima fila a gambe incrociate sul palco del Teatro Sociale, uso football team, per la foto ricordo.
La cerimonia di consegna dei diplomi di dottorato e dei premi di ricerca, da due anni voluta dal rettore Stefano Paleari all’interno di BergamoScienza per marcare la presenza dell’ateneo nella vita della città, è cominciata proprio sottolineando come l’università sia stata definita uno dei motori della città. «Ora – ha continuato il rettore – tocca a noi muoverci perché possa diventare un motore per tutto il Paese».
È toccato al prorettore per la ricerca, Giampietro Cossali, presentare i dati sull’ateneo. Il primo dato certo è che i fondi assegnati dal Miur sono meno di ieri e più di domani e che il trend in discesa cominciato lo scorso anno, continuerà. I Dipartimenti di ricerca sono 12, 23 i centri di ricerca specializzati. Ci sono 5 spin off per lo sfruttamento commerciale dei brevetti scaturiti dalla ricerca universitaria.
Il Nobel per la medicina Tim Hunt ha sciolto con humour l’atmosfera un po’ ingessata, dichiarando che la curiosità dello scienziato a volte è tale che lo spinge a vincere un Nobel per capire come ci si sente...l’idea è che la ricerca pura non ha un risultato garantito, per questo è difficile farsela finanziare, ma senza gente «capace di rivoltare i sassi per vedere cosa c’è sotto, non si va motlo lontano». Occorrono più ricerca per capire le cose e niente preconcetti per vedere davvero. «Scardinate i pregiudizi» è stato il messaggio di Hunt ai giovani.
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