Senza stare a scomodare Bob Dylan o Phil Ochs, senza rivangare l’impegno di Canta Cronache, accogliamo con un moto di apprezzamento, in tempo di troppo frequenti stupidaggini musicali, l’idea di Massimo Bubola (nel video con «Al capolinea dei sogni») di scrivere una canzone al mese dedicata a un fatto di cronaca.
Tutto è partito dall’ultimo album «In alto i cuori»: lì buona parte delle canzoni sembravano vere e proprio «instant songs», prese dalla cronaca, dai fatti d’Italia. La prima ad essere stata composta è dedicata alla madre di Federico Aldrovandi e s’intitola «Quante volte si può morire e vivere». La morte di quel ragazzo, fermato dalla polizia, è un dramma che ne annuncia un altro: la manifestazione di poliziotti che manifestano solidarietà ai colleghi condannati, mentre la madre piange in piazza l’assenza di pietas, esibendo l’immagine del figlio col volto tumefatto.
Il secondo brano del progetto, ascoltabile sul sito www.instantsongs.it, focalizza il tema senza tempo del femminicidio: «Chi fermerà queste croci?». Il pezzo è un doloroso elenco di morti femminili e di violenze avvenute solo negli ultimi due anni in Italia, ma è come se abbracciasse un arco di tempo sconfinato. «La canzone è concepita come un salmo biblico sull’eterno femminicidio», spiega Massimo Bubola. «Sappiamo della strage degli innocenti, dai racconti evangelici e dall’iconografia pittorica, ma della carneficina di donne nei secoli non si è mai parlato in maniera diffusa».
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