Ha un nome e un cognome il corpo senza vita trovato mummificato, per puro caso, da una donna che portava a spasso il cane la sera del 21 ottobre scorso, in un campo alla periferia di Verdello, a pochi metri dalla nuova tangenziale. Si tratta di Kabil Lekbir, marocchino di 44 anni che mancava dalla sua casa di Milano dal 5 agosto scorso quando un fratello ne denunciò la scomparsa. La conferma si è avuta dal confronto del Dna dei resti (che era stato estrapolato durante l’autopsia) con un campione genetico appartenente al quarantaquattrenne e recuperato nella sua abitazione. Dall’esame autoptico è stato anche accertato che la causa della morte non è stata di natura violenta: probabilmente il marocchino è stato stroncato da un malore che non gli ha lasciato scampo. Trovandosi poi in un campo isolato, tra le pannocchie (che erano state tagliate una decina di giorni prima del ritrovamento, senza che i contadini si accorgessero della presenza del cavadere, schiacciato anche dai mezzi agricoli), non era stato soccorso da nessuno e lì è rimasto per due mesi e mezzo. Resta però un mistero il perché Lekbir si trovasse a Verdello e in quel campo isolato distante una cinquantina di metri dalle case più vicine. Su questo fronte gli inquirenti non hanno ancora una risposta: forse aveva scelto quel luogo come riparo dalla calura estiva tra le pannocchie in campagna. O forse – e anche questo fronte resta aperto – quel luogo era stato scelto dal 44enne per spacciare o acquistare sostanze stupefacenti. Secondo gli abitanti della zona, infatti, l’area di via De Gasperi è stata spesso luogo di ritrovo per persone senza fissa dimora o dedite allo spaccio di droga, tanto che anche gli stessi carabinieri avevano effettuato in passato diversi controlli e sopralluoghi. Il servizio di Bergamo Tv.
Ha un nome e un cognome il corpo senza vita trovato mummificato, per puro caso, da una donna che portava a spasso il cane la sera del 21 ottobre scorso, in un campo alla periferia di Verdello, a pochi metri dalla nuova tangenziale. Si tratta di Kabil Lekbir, marocchino di 44 anni che mancava dalla sua casa di Milano dal 5 agosto scorso quando un fratello ne denunciò la scomparsa. La conferma si è avuta dal confronto del Dna dei resti (che era stato estrapolato durante l’autopsia) con un campione genetico appartenente al quarantaquattrenne e recuperato nella sua abitazione. Dall’esame autoptico è stato anche accertato che la causa della morte non è stata di natura violenta: probabilmente il marocchino è stato stroncato da un malore che non gli ha lasciato scampo. Trovandosi poi in un campo isolato, tra le pannocchie (che erano state tagliate una decina di giorni prima del ritrovamento, senza che i contadini si accorgessero della presenza del cavadere, schiacciato anche dai mezzi agricoli), non era stato soccorso da nessuno e lì è rimasto per due mesi e mezzo. Resta però un mistero il perché Lekbir si trovasse a Verdello e in quel campo isolato distante una cinquantina di metri dalle case più vicine. Su questo fronte gli inquirenti non hanno ancora una risposta: forse aveva scelto quel luogo come riparo dalla calura estiva tra le pannocchie in campagna. O forse – e anche questo fronte resta aperto – quel luogo era stato scelto dal 44enne per spacciare o acquistare sostanze stupefacenti. Secondo gli abitanti della zona, infatti, l’area di via De Gasperi è stata spesso luogo di ritrovo per persone senza fissa dimora o dedite allo spaccio di droga, tanto che anche gli stessi carabinieri avevano effettuato in passato diversi controlli e sopralluoghi. Il servizio di Bergamo Tv.