La storia che vi raccontiamo inizia una sera di 11 anni fa. Stefano Rho, insegnante precario di filosofia, trascorre una serata con gli amici ad Averara. Alle 2 di notte ha un bisogno impellente. Bar chiusi, paese immerso nell'oscurità, il giovane e un amico fanno pipì in un cespuglio. Passa una pattuglia dei carabinieri: chiedono i documenti, fanno una ramanzina, e tutto sembra finire lì. Un anno dopo, però, Stefano e l'amico si trovano imputati davanti al giudice di pace di Zogno per aver compiuto atti contrari alla pubblica decenza. Pena il pagamento di 200 euro. I due liquidano la sanzione e dimenticano l'episodio. Nel 2013, il professore firma un'autocertificazione nella quale afferma, tra l'altro, di non avere riportato denunce penali. Viene richiamato dal dirigente scolastico, in quanto da una verifica risulta che una condanna l'ha avuta. Il dirigente valuta però che, per questa 'falsa dichiarazione', una censura sarà sufficiente. Non è dello stesso avviso la Corte dei Conti, secondo la quale il professor Rho, padre di tre figli, che era stato definitivamente assunto lo scorso 24 novembre, dev'essere licenziato senza preavviso. Così accade. A lato di questa vicenda, vi raccontiamo quella di un cittadino cinese, condannato a otto anni di reclusione per aver ferito con un coltello il cuoco del ristorante dove lavorava come pizzaiolo, che lo voleva punire scagliandogli una mannaia per avere appoggiato una melanzana sul piano di lavoro sbagliato. Il cinese, dopo la pronuncia della condanna, si è sentito dire che sarebbe potuto tornare a casa: la pena sarà scontata quando la sentenza sarà passata in giudicato. L'uomo, stupito, si è chiesto il perchè: condannato, eppure libero. Ecco, l'unica domanda che resta è:perchè?
La storia che vi raccontiamo inizia una sera di 11 anni fa. Stefano Rho, insegnante precario di filosofia, trascorre una serata con gli amici ad Averara. Alle 2 di notte ha un bisogno impellente. Bar chiusi, paese immerso nell'oscurità, il giovane e un amico fanno pipì in un cespuglio. Passa una pattuglia dei carabinieri: chiedono i documenti, fanno una ramanzina, e tutto sembra finire lì. Un anno dopo, però, Stefano e l'amico si trovano imputati davanti al giudice di pace di Zogno per aver compiuto atti contrari alla pubblica decenza. Pena il pagamento di 200 euro. I due liquidano la sanzione e dimenticano l'episodio. Nel 2013, il professore firma un'autocertificazione nella quale afferma, tra l'altro, di non avere riportato denunce penali. Viene richiamato dal dirigente scolastico, in quanto da una verifica risulta che una condanna l'ha avuta. Il dirigente valuta però che, per questa 'falsa dichiarazione', una censura sarà sufficiente. Non è dello stesso avviso la Corte dei Conti, secondo la quale il professor Rho, padre di tre figli, che era stato definitivamente assunto lo scorso 24 novembre, dev'essere licenziato senza preavviso. Così accade. A lato di questa vicenda, vi raccontiamo quella di un cittadino cinese, condannato a otto anni di reclusione per aver ferito con un coltello il cuoco del ristorante dove lavorava come pizzaiolo, che lo voleva punire scagliandogli una mannaia per avere appoggiato una melanzana sul piano di lavoro sbagliato. Il cinese, dopo la pronuncia della condanna, si è sentito dire che sarebbe potuto tornare a casa: la pena sarà scontata quando la sentenza sarà passata in giudicato. L'uomo, stupito, si è chiesto il perchè: condannato, eppure libero. Ecco, l'unica domanda che resta è:perchè?