Almeno una ottantina le pratiche accertate di richiesta di permesso di soggiorno o di ricongiungimento familiare contraffatte ed emesse in cambio di denaro, ma negli anni saranno state diverse centinaia finalizzate a favorire l'immigrazione clendestina. Scoperto dalla Squadra mobile di Bergamo un giro di corruzione che ha portato all'arresto di dieci persone a Bergamo, Milano e Novara: tra loro anche pubblici ufficiali. L'indagine guidata dal pm Carmen Santoro è partita dalla segnalazione dell'ufficio Immigrazione della Questura di Bergamo per una richiesta di validazione di alcune pratiche di rinnovo di permesso di soggiorno a cittadini cinesi consegnate da Pierpaolo Perozziello, funzionario amministrativo contabile, in servizio nell'archivio dell'ufficio immigrazione della Questura di via Noli. Pratiche corredate da certificati di residenza risultati contraffatti. Oltre due anni e mezzo di indagini, in punta di piedi considerando il coinvolgimento di un funzionario interno, intercettazioni e filmati hanno portato gli agenti a ricostruire il modus operandi delle persone che a vario titolo sarebbero coinvolte in questa vicenda. Leandra Arnaldo Pavorè e Xiaochao Dong, detto Giovanni, erano titolari di un'agenzia di pratiche amministrative che attraverso la fattiva collaborazione degli appartenenti all'amministrazione pubblica (Andrea Sciortino della polizia locale di Bergamo così come Leo Pezzimenti, Mattia Cirrone comandante della locale di Orio al Serio, Saverio De Vuono segretario comunale di Orio al Serio oltre a un impiegato del Comune di Albano Sant’Alessandro) hanno creato le condizioni per ottenere il nulla osta a ricongiungimenti familiari, rinnovi di permessi di soggiorno a cittadini cinesi privi dei requisiti necessari, falsificando certificati, ma anche creando residenze e attività di lavoro fittizie. Dalle intercettazioni telefoniche si è potuto appurare che il costo per ogni pratica variava dai tremila euro per il rinnovo dei permessi di soggiorno ai novemila euro per un ricongiungimento familiare. Dei dieci arrestati accusati a vario titolo di corruzione, falso materiale e ideologico e contraffazione, cinque sono in carcere, altrettanti ai domiciliari: solo per l'impiegato di Albano è stata applicata la misura cautelare interdittiva della sospensione dall'ufficio di dipendente del Comune.
Almeno una ottantina le pratiche accertate di richiesta di permesso di soggiorno o di ricongiungimento familiare contraffatte ed emesse in cambio di denaro, ma negli anni saranno state diverse centinaia finalizzate a favorire l'immigrazione clendestina. Scoperto dalla Squadra mobile di Bergamo un giro di corruzione che ha portato all'arresto di dieci persone a Bergamo, Milano e Novara: tra loro anche pubblici ufficiali. L'indagine guidata dal pm Carmen Santoro è partita dalla segnalazione dell'ufficio Immigrazione della Questura di Bergamo per una richiesta di validazione di alcune pratiche di rinnovo di permesso di soggiorno a cittadini cinesi consegnate da Pierpaolo Perozziello, funzionario amministrativo contabile, in servizio nell'archivio dell'ufficio immigrazione della Questura di via Noli. Pratiche corredate da certificati di residenza risultati contraffatti. Oltre due anni e mezzo di indagini, in punta di piedi considerando il coinvolgimento di un funzionario interno, intercettazioni e filmati hanno portato gli agenti a ricostruire il modus operandi delle persone che a vario titolo sarebbero coinvolte in questa vicenda. Leandra Arnaldo Pavorè e Xiaochao Dong, detto Giovanni, erano titolari di un'agenzia di pratiche amministrative che attraverso la fattiva collaborazione degli appartenenti all'amministrazione pubblica (Andrea Sciortino della polizia locale di Bergamo così come Leo Pezzimenti, Mattia Cirrone comandante della locale di Orio al Serio, Saverio De Vuono segretario comunale di Orio al Serio oltre a un impiegato del Comune di Albano Sant’Alessandro) hanno creato le condizioni per ottenere il nulla osta a ricongiungimenti familiari, rinnovi di permessi di soggiorno a cittadini cinesi privi dei requisiti necessari, falsificando certificati, ma anche creando residenze e attività di lavoro fittizie. Dalle intercettazioni telefoniche si è potuto appurare che il costo per ogni pratica variava dai tremila euro per il rinnovo dei permessi di soggiorno ai novemila euro per un ricongiungimento familiare. Dei dieci arrestati accusati a vario titolo di corruzione, falso materiale e ideologico e contraffazione, cinque sono in carcere, altrettanti ai domiciliari: solo per l'impiegato di Albano è stata applicata la misura cautelare interdittiva della sospensione dall'ufficio di dipendente del Comune.