Il pm della Dda di Brescia Silvia Bonardi ha chiesto 4 anni di condanna per il trentunenne siriano Ahmad Alali Alhussein, alias Faowaz Arhad, vigile dello Stato Islamico arrestato all’aeroporto di Orio al Serio il 17 novembre del 2015 insieme a un connazionale minorenne con l’accusa di terrorismo internazionale e documenti falsi. Sul cellulare aveva foto dell’Isis. Il difensore, l’avvocato Vittorio Platì del foro di Catanzaro, ha invece invocato l’assoluzione anche in virtù dell’incontestabilità del capo di imputazione. Il gup di Brescia, davanti al quale viene celebrato il processo in abbreviato, ha rinviato l’udienza per repliche al 19 gennaio, giorno in cui verrà emessa la sentenza. Alali e il minorenne (quest’ultimo a novembre è stato condannato a tre anni dal tribunale dei minori di Brescia) erano stati arrestati dalla Polaria perché in possesso di passaporti norvegesi palesemente falsi, con cui tentavano di imbarcarsi su un volo per Malta. Sarebbero finiti a processo per direttissima per documenti falsi, non fosse che nelle memorie dei loro cellulari gli agenti scoprirono immagini compromettenti. Scenari di guerra, cadaveri, bandiere e divise dell’Isis. I due finirono in carcere per terrorismo (il minore è tuttora al Beccaria di Milano, Alali è detenuto a Nuoro). Il ragazzo, secondo l’accusa, «partecipava ad attività di addestramento al fine di far parte dell’organizzazione internazionale denominata Isis». Per il difensore Nicola Offredi Geddo il minorenne non è un terrorista: la foto incriminata è quella del fratello morto - sostiene il legale -; è in divisa del Califfato perché quando entrò nel villaggio dove il minore abitava coi familiari, l’Isis pretese l’arruolamento di un membro per famiglia. Stesso tipo di argomentazione che a processo ha scodellato l’avvocato Platì per il trentunenne.
Il pm della Dda di Brescia Silvia Bonardi ha chiesto 4 anni di condanna per il trentunenne siriano Ahmad Alali Alhussein, alias Faowaz Arhad, vigile dello Stato Islamico arrestato all’aeroporto di Orio al Serio il 17 novembre del 2015 insieme a un connazionale minorenne con l’accusa di terrorismo internazionale e documenti falsi. Sul cellulare aveva foto dell’Isis. Il difensore, l’avvocato Vittorio Platì del foro di Catanzaro, ha invece invocato l’assoluzione anche in virtù dell’incontestabilità del capo di imputazione. Il gup di Brescia, davanti al quale viene celebrato il processo in abbreviato, ha rinviato l’udienza per repliche al 19 gennaio, giorno in cui verrà emessa la sentenza. Alali e il minorenne (quest’ultimo a novembre è stato condannato a tre anni dal tribunale dei minori di Brescia) erano stati arrestati dalla Polaria perché in possesso di passaporti norvegesi palesemente falsi, con cui tentavano di imbarcarsi su un volo per Malta. Sarebbero finiti a processo per direttissima per documenti falsi, non fosse che nelle memorie dei loro cellulari gli agenti scoprirono immagini compromettenti. Scenari di guerra, cadaveri, bandiere e divise dell’Isis. I due finirono in carcere per terrorismo (il minore è tuttora al Beccaria di Milano, Alali è detenuto a Nuoro). Il ragazzo, secondo l’accusa, «partecipava ad attività di addestramento al fine di far parte dell’organizzazione internazionale denominata Isis». Per il difensore Nicola Offredi Geddo il minorenne non è un terrorista: la foto incriminata è quella del fratello morto - sostiene il legale -; è in divisa del Califfato perché quando entrò nel villaggio dove il minore abitava coi familiari, l’Isis pretese l’arruolamento di un membro per famiglia. Stesso tipo di argomentazione che a processo ha scodellato l’avvocato Platì per il trentunenne.