Due agosto 2018, era solo un secondo turno dei preliminari di Europa League in una notte di mezza estate dopo il complicato pareggio per 2-2 dell'andata al Mapei Stadium di Reggio Emilia, ma resterà nella storia dell'Atalanta per almeno tre motivi: primo, perchè mai l'Atalanta aveva segnato otto gol in campo europeo, tra l'altro in trasferta, di cui cinque solo nel primo tempo. Secondo perchè mai in campo europeo un calciatore nerazzurro aveva segnato una tripletta: Musa Barrow, il più giovane, autentico mattatore della ripresa dopo la doppietta d'autore di Papu Gomez e le reti di Masiello e Palomino con pure un autogol nel mezzo. Terzo, soprattutto, perchè si tratta della più larga vittoria di una squadra italiana in campo europeo. Il fatto che l'avventura della scorsa stagione si sia fermata sul più bello, con i rigori di Copenaghen a negare l'ingresso alla fase a gironi, non conta: resta il ricordo di una delle trasferte logisticamente più difficili e temute, con oltre trecento tifosi in pullman da Bergamo fino alla Bosnia Erzegovina, dogane comprese, in una delle città simbolo della guerra nell'ex Jugoslavia.
Due agosto 2018, era solo un secondo turno dei preliminari di Europa League in una notte di mezza estate dopo il complicato pareggio per 2-2 dell'andata al Mapei Stadium di Reggio Emilia, ma resterà nella storia dell'Atalanta per almeno tre motivi: primo, perchè mai l'Atalanta aveva segnato otto gol in campo europeo, tra l'altro in trasferta, di cui cinque solo nel primo tempo. Secondo perchè mai in campo europeo un calciatore nerazzurro aveva segnato una tripletta: Musa Barrow, il più giovane, autentico mattatore della ripresa dopo la doppietta d'autore di Papu Gomez e le reti di Masiello e Palomino con pure un autogol nel mezzo. Terzo, soprattutto, perchè si tratta della più larga vittoria di una squadra italiana in campo europeo. Il fatto che l'avventura della scorsa stagione si sia fermata sul più bello, con i rigori di Copenaghen a negare l'ingresso alla fase a gironi, non conta: resta il ricordo di una delle trasferte logisticamente più difficili e temute, con oltre trecento tifosi in pullman da Bergamo fino alla Bosnia Erzegovina, dogane comprese, in una delle città simbolo della guerra nell'ex Jugoslavia.