Non ci sono solo Giancarlo Marchetti e Giuseppe Nachiero, i due imprenditori arrestati, a rappresentare Bergamo nella ennesima, poco edificante, vicenda di tangenti e malaffare che sporca la Sanità lombarda: c'è anche una donna, ed è colei che ha fatto scoppiare il caso. Si chiama Giovanna Ceribelli, commercialista di Caprino Bergamasco, dal 2012 nel collegio sindacale dell'ospedale di Vimercate: da lei è partita la segnalazione alla Procura di Monza delle sospette irregolarità che hanno fatto partire l'inchiesta "Smile". La donna aveva ricoperto lo stesso ruolo all'ospedale Bolognini di Seriate, sotto la direzione di Amadeo: anche in quel caso aveva notato irregolarità in una d'appalto, segnalate all'epoca anche da Gabriele Sola dell'Italia dei Valori. Tornando all'inchiesta che ha portato all'arresto, tra gli altri, di Fabio Rizzi, presidente della Commissione Sanità in Regione, si scopre che il monopolio dei servizi di odontoiatria in diverse strutture pubbliche veniva gestito dal 'cartello' capitanato dall'imprenditrice milanese Maria Paola Canegrati con l'uso di materiali scadenti, cure inadeguate e controlli pilotati.
Non ci sono solo Giancarlo Marchetti e Giuseppe Nachiero, i due imprenditori arrestati, a rappresentare Bergamo nella ennesima, poco edificante, vicenda di tangenti e malaffare che sporca la Sanità lombarda: c'è anche una donna, ed è colei che ha fatto scoppiare il caso. Si chiama Giovanna Ceribelli, commercialista di Caprino Bergamasco, dal 2012 nel collegio sindacale dell'ospedale di Vimercate: da lei è partita la segnalazione alla Procura di Monza delle sospette irregolarità che hanno fatto partire l'inchiesta "Smile". La donna aveva ricoperto lo stesso ruolo all'ospedale Bolognini di Seriate, sotto la direzione di Amadeo: anche in quel caso aveva notato irregolarità in una d'appalto, segnalate all'epoca anche da Gabriele Sola dell'Italia dei Valori. Tornando all'inchiesta che ha portato all'arresto, tra gli altri, di Fabio Rizzi, presidente della Commissione Sanità in Regione, si scopre che il monopolio dei servizi di odontoiatria in diverse strutture pubbliche veniva gestito dal 'cartello' capitanato dall'imprenditrice milanese Maria Paola Canegrati con l'uso di materiali scadenti, cure inadeguate e controlli pilotati.