La sincerità drammatica delle immagini, un film, meglio un documentario che ci racconta la tragedia dell'immigrazione, dei profughi ma anche dei lampedusani abituati al tempo lento della vita su un'isola in mezzo al mediterraneo che deve gestire l'arrivo di migliaia di disperati. Gianfranco Rosi riporta l'Italia in vetta al cinema europeo con il suo "Fuocoamare", semplicemente puntando l'obiettivo su una situazione reale che i nostri occhi ma anche quelli europei talvolta non vorrebbero vedere, sulla disperazione di chi rischia la vita per sperare in un futuro altrimenti negato. La formula del docu-film dimostra ancora una volta di colpire, di entrare dentro e lasciare un segno e Rosi che aveva già vinto tre anni fa a Venezia con SacroGra, racconto dell'umanità e della vita ai margini del Grande Raccordo Anulare di Roma ne è grande interpete. Un maestro di cui dobbiamo essere orgogliosi. Un cinema povero, inteso di "budget", ma ricco di umanità come ci aveva raccontato lo stesso Rosi tre anni fa quando per la prima volta era stato a Bergamo al Cinema Conca Verde.
La sincerità drammatica delle immagini, un film, meglio un documentario che ci racconta la tragedia dell'immigrazione, dei profughi ma anche dei lampedusani abituati al tempo lento della vita su un'isola in mezzo al mediterraneo che deve gestire l'arrivo di migliaia di disperati. Gianfranco Rosi riporta l'Italia in vetta al cinema europeo con il suo "Fuocoamare", semplicemente puntando l'obiettivo su una situazione reale che i nostri occhi ma anche quelli europei talvolta non vorrebbero vedere, sulla disperazione di chi rischia la vita per sperare in un futuro altrimenti negato. La formula del docu-film dimostra ancora una volta di colpire, di entrare dentro e lasciare un segno e Rosi che aveva già vinto tre anni fa a Venezia con SacroGra, racconto dell'umanità e della vita ai margini del Grande Raccordo Anulare di Roma ne è grande interpete. Un maestro di cui dobbiamo essere orgogliosi. Un cinema povero, inteso di "budget", ma ricco di umanità come ci aveva raccontato lo stesso Rosi tre anni fa quando per la prima volta era stato a Bergamo al Cinema Conca Verde.