-Da capitano della nazionale azzurra under 19 di cricket a sospetto terrorista. I fratelli maggiori parlano di lui come di una persona che amava «la vita e gli animali», ma dalle indagini emerge un profilo opposto. Aftab Farooq nell'ultimo anno aveva passato molto tempo davanti al computer a guardare filmati violenti sui siti di propaganda jihadista. E il suo ambiente familiare ne era consapevole. Da quanto emerso aveva indicato su una mappa i territori ora controllati dall'Isis davanti a dei bambini, figli di alcuni familiari, manifestando loro il proposito di recarsi in quei luoghi. Aveva provato in più di un'occasione a radicalizzare anche la moglie e l'aveva picchiata più volte perché lei non condivideva le sue convinzioni. Il 26enne rivolgeva le sue minacce, oltre che all'aeroporto bergamasco di Orio al Serio, pur senza alcun piano definito, pare anche verso un'enoteca di Vaprio d'Adda. Aveva inoltre programmato, per poi rinunciare all'ultimo momento, dei viaggi in Bosnia alla ricerca dei campi di addestramento. «Tu non potrai venire con me. Io parto per la Jihad - aveva detto alla moglie lo scorso maggio, mentre era intercettato dall'antiterrorismo. «La preoccupazione – rivela un inquirente – era che potesse mettere in atto i suoi propositi e compiere attentati, seppur con mezzi artigianali. Proprio come il folle che al volante di un Tir ha travolto la folla a Nizza". Passando sulla A4 diretto a Gardaland disse alla moglie riferendosi all'aeroporto di Orio: «Se si vuole attaccare un'aereo non è difficile, guarda, c'è soltanto un filo». Per gli inquirenti lo scalo bergamasco non è mai stato comunque in pericolo concreto e quelle parole le avrebbe dette anche passando davanti a una caserma dei carabinieri. Dal Pakistan intanto lui dice: «Sono stato espulso senza motivo, non ho fatto niente».
-Da capitano della nazionale azzurra under 19 di cricket a sospetto terrorista. I fratelli maggiori parlano di lui come di una persona che amava «la vita e gli animali», ma dalle indagini emerge un profilo opposto. Aftab Farooq nell'ultimo anno aveva passato molto tempo davanti al computer a guardare filmati violenti sui siti di propaganda jihadista. E il suo ambiente familiare ne era consapevole. Da quanto emerso aveva indicato su una mappa i territori ora controllati dall'Isis davanti a dei bambini, figli di alcuni familiari, manifestando loro il proposito di recarsi in quei luoghi. Aveva provato in più di un'occasione a radicalizzare anche la moglie e l'aveva picchiata più volte perché lei non condivideva le sue convinzioni. Il 26enne rivolgeva le sue minacce, oltre che all'aeroporto bergamasco di Orio al Serio, pur senza alcun piano definito, pare anche verso un'enoteca di Vaprio d'Adda. Aveva inoltre programmato, per poi rinunciare all'ultimo momento, dei viaggi in Bosnia alla ricerca dei campi di addestramento. «Tu non potrai venire con me. Io parto per la Jihad - aveva detto alla moglie lo scorso maggio, mentre era intercettato dall'antiterrorismo. «La preoccupazione – rivela un inquirente – era che potesse mettere in atto i suoi propositi e compiere attentati, seppur con mezzi artigianali. Proprio come il folle che al volante di un Tir ha travolto la folla a Nizza". Passando sulla A4 diretto a Gardaland disse alla moglie riferendosi all'aeroporto di Orio: «Se si vuole attaccare un'aereo non è difficile, guarda, c'è soltanto un filo». Per gli inquirenti lo scalo bergamasco non è mai stato comunque in pericolo concreto e quelle parole le avrebbe dette anche passando davanti a una caserma dei carabinieri. Dal Pakistan intanto lui dice: «Sono stato espulso senza motivo, non ho fatto niente».