Sono 65mila i pensionati bergamaschi che a giugno dovranno restituire l'aumento percepito a gennaio, febbraio e marzo. Si tratta di coloro i quali ricevono un assegno mensile superiore ai 1500 euro lordi: un conguaglio che, secondo i calcoli della Cisl di Bergamo, varrà complessivamente 1 milione 80mila euro. Nei primi tre mesi dell'anno circa il 35% dei pensionati orobici dovrebbe aver trovato un incremento compreso tra i 29 centesimi e i 44 euro: un aumento sospeso dall'Inps ad aprile e maggio per il taglio della cosiddetta perequazione. Una misura necessaria per poter reperire in tre anni - da qui al 2021 - 2, 3 miliardi necessari a finanziare Quota 100 e Reddito di cittadinanza, che scatta dal 1° giugno, esattamente una settimana dopo le elezioni. La decisione del governo ha fatto scattare una protesta dei pensionati, scesi in piazza sabato a Roma (almeno 250 i bergamaschi) con lo slogan "Dateci retta, non siamo un bancomat!". Oltre a protestare, i pensionati di piazza San Giovanni hanno ribadito la necessità di norme per la tutela della non autosufficienza, per il diritto alle cure e la riduzione delle tasse.
Sono 65mila i pensionati bergamaschi che a giugno dovranno restituire l'aumento percepito a gennaio, febbraio e marzo. Si tratta di coloro i quali ricevono un assegno mensile superiore ai 1500 euro lordi: un conguaglio che, secondo i calcoli della Cisl di Bergamo, varrà complessivamente 1 milione 80mila euro. Nei primi tre mesi dell'anno circa il 35% dei pensionati orobici dovrebbe aver trovato un incremento compreso tra i 29 centesimi e i 44 euro: un aumento sospeso dall'Inps ad aprile e maggio per il taglio della cosiddetta perequazione. Una misura necessaria per poter reperire in tre anni - da qui al 2021 - 2, 3 miliardi necessari a finanziare Quota 100 e Reddito di cittadinanza, che scatta dal 1° giugno, esattamente una settimana dopo le elezioni. La decisione del governo ha fatto scattare una protesta dei pensionati, scesi in piazza sabato a Roma (almeno 250 i bergamaschi) con lo slogan "Dateci retta, non siamo un bancomat!". Oltre a protestare, i pensionati di piazza San Giovanni hanno ribadito la necessità di norme per la tutela della non autosufficienza, per il diritto alle cure e la riduzione delle tasse.