9 anni e 4 mesi di carcere. E' la condanna stabilita dal Tribunale di bergamo per Eliana Mascheretti, l'ingegnere che il 20 dicembre 2020 a Pedrengo uccise il cugino Giuliano, 73 anni, convivente, a martellate.
Era la stessa condanna chiesta dal pm Emanuele Marchisio.
Successivamente osserverà 3 anni di libertà vigilata con u percorso di riabilitazione in un centro specializzato.
Il pm aveva concluso la richiesta di condanna osservando che l'imputata aveva avuto un raptus. Un momento di follia, nonostante volesse bene al cugino, lo avesse accolto in casa e lo accudisse da anni».
E la stessa Mascheretti, al termine dell'udienza ha detto che non aveva intenzione di provocare la morte del cugino: mi manca, i nostri rapporti erano altalenanti e negli ultimi tempi la relazione era difficile».
Una convivenza iniziata per ragioni economiche dell'uomo. Poi anche la salute lo stava abbandonando. Era quasi cieco e i rapporti fra i due erano diventati critici.
Fino al giorno dell'omicidio. Era il 20 dicembre ed i due erano andati al cimitero a Bergamo, prendere un aperitivo con un altro cugino e fare la spesa per l'imminente cenone. Ma a cena l'uomo aveva visto al telegionale le immagini della città illuminata e ha chiesto alla cugina di tornare a Bergamo a vederle di persona. Ha colpito al cugina in fronte con la mano. La goccia da cui è partito l'attimo di follia..
Da qui l'esasperazione e l'epilogo.
Eliana Mascheretti prese un martello e colpì con 88 martellate il corpo dell'uomo, arrivando persino a rompere il lavabo del bagno.
La sentenza ha preso in considerazione quanto proposto dal pm, ovvero una semi-infermità mentale maturata per l'eesasperazione accumulata dopo anni di accudimento prima dei genitori e poi del cugino malato.
Il servizio di Simona Befani
9 anni e 4 mesi di carcere. E' la condanna stabilita dal Tribunale di bergamo per Eliana Mascheretti, l'ingegnere che il 20 dicembre 2020 a Pedrengo uccise il cugino Giuliano, 73 anni, convivente, a martellate.
Era la stessa condanna chiesta dal pm Emanuele Marchisio.
Successivamente osserverà 3 anni di libertà vigilata con u percorso di riabilitazione in un centro specializzato.
Il pm aveva concluso la richiesta di condanna osservando che l'imputata aveva avuto un raptus. Un momento di follia, nonostante volesse bene al cugino, lo avesse accolto in casa e lo accudisse da anni».
E la stessa Mascheretti, al termine dell'udienza ha detto che non aveva intenzione di provocare la morte del cugino: mi manca, i nostri rapporti erano altalenanti e negli ultimi tempi la relazione era difficile».
Una convivenza iniziata per ragioni economiche dell'uomo. Poi anche la salute lo stava abbandonando. Era quasi cieco e i rapporti fra i due erano diventati critici.
Fino al giorno dell'omicidio. Era il 20 dicembre ed i due erano andati al cimitero a Bergamo, prendere un aperitivo con un altro cugino e fare la spesa per l'imminente cenone. Ma a cena l'uomo aveva visto al telegionale le immagini della città illuminata e ha chiesto alla cugina di tornare a Bergamo a vederle di persona. Ha colpito al cugina in fronte con la mano. La goccia da cui è partito l'attimo di follia..
Da qui l'esasperazione e l'epilogo.
Eliana Mascheretti prese un martello e colpì con 88 martellate il corpo dell'uomo, arrivando persino a rompere il lavabo del bagno.
La sentenza ha preso in considerazione quanto proposto dal pm, ovvero una semi-infermità mentale maturata per l'eesasperazione accumulata dopo anni di accudimento prima dei genitori e poi del cugino malato.
Il servizio di Simona Befani