Due per ora le cose certe. La prima è che Daniela Roveri è stata uccisa con un'unica coltellata alla gola a seguito della quale è morta dissanguata. La seconda è che non si tratta di un delitto passionale. L'esito dell'autopsia ha rivelato che l'assassino destrimane ha inferto un solo colpo, netto e profondo. Una sferzata che ha interessato giugulare, carotide, trachea e colonna vertebrale. In merito al movente del delitto invece si scandaglia ogni pista. Dopo gli accertamenti e gli interrogatori fiume all'uomo con cui Daniela Roveri aveva una relazione e ad un altro amico della donna, gli inquirenti hanno escluso il delitto passionale. Queste persone non sono sospettate. Restano però moltissimi interrogativi sull'omicidio della manager 48enne di Colognola uccisa martedì sera nell'androne del palazzo di Via Keplero dove abitava con la madre. Sembra che la donna non abbia opposto resistenza, forse non si è nemmeno accorta del suo aggressore che l'ha presa e sgozzata alle spalle. Il movente resta quindi tutto da chiarire. Una rapina sembrerebbe il più evidente, visto che all'appello manca ancora la borsetta della donna, nella quale aveva effetti personali, denaro e telefoni cellulari. Ma questo potrebbe rivelarsi solo un tentativo di depistaggio, solo la strada più ovvia da far seguire. In realtà, esclusa la pista passionale, resta da scandagliare bene la vita professionale della donna, eventuali screzi o vecchie questioni, eventuali collegamenti ad ambienti o persone rivelatesi poi pericolose. Gli inquirenti sono alla ricerca dell'arma del delitto, che per il momento non è stata trovata. Anche le tracce di sangue sarebbero esigue e tutte localizzate nei pressi dell'ingresso del palazzo. L'assassino con tutta probabilità era appostato e stava aspettando la povera Daniela. Un vero agguato. Il delitto si sarebbe consumato in pochi secondi, senza discussioni particolari. Nessun vicino avrebbe infatti sentito o visto nulla. Al setaccio anche ogni minimo dettaglio che può arrivare dalle telecamere che danno sulla via. Simona Befani
Due per ora le cose certe. La prima è che Daniela Roveri è stata uccisa con un'unica coltellata alla gola a seguito della quale è morta dissanguata. La seconda è che non si tratta di un delitto passionale. L'esito dell'autopsia ha rivelato che l'assassino destrimane ha inferto un solo colpo, netto e profondo. Una sferzata che ha interessato giugulare, carotide, trachea e colonna vertebrale. In merito al movente del delitto invece si scandaglia ogni pista. Dopo gli accertamenti e gli interrogatori fiume all'uomo con cui Daniela Roveri aveva una relazione e ad un altro amico della donna, gli inquirenti hanno escluso il delitto passionale. Queste persone non sono sospettate. Restano però moltissimi interrogativi sull'omicidio della manager 48enne di Colognola uccisa martedì sera nell'androne del palazzo di Via Keplero dove abitava con la madre. Sembra che la donna non abbia opposto resistenza, forse non si è nemmeno accorta del suo aggressore che l'ha presa e sgozzata alle spalle. Il movente resta quindi tutto da chiarire. Una rapina sembrerebbe il più evidente, visto che all'appello manca ancora la borsetta della donna, nella quale aveva effetti personali, denaro e telefoni cellulari. Ma questo potrebbe rivelarsi solo un tentativo di depistaggio, solo la strada più ovvia da far seguire. In realtà, esclusa la pista passionale, resta da scandagliare bene la vita professionale della donna, eventuali screzi o vecchie questioni, eventuali collegamenti ad ambienti o persone rivelatesi poi pericolose. Gli inquirenti sono alla ricerca dell'arma del delitto, che per il momento non è stata trovata. Anche le tracce di sangue sarebbero esigue e tutte localizzate nei pressi dell'ingresso del palazzo. L'assassino con tutta probabilità era appostato e stava aspettando la povera Daniela. Un vero agguato. Il delitto si sarebbe consumato in pochi secondi, senza discussioni particolari. Nessun vicino avrebbe infatti sentito o visto nulla. Al setaccio anche ogni minimo dettaglio che può arrivare dalle telecamere che danno sulla via. Simona Befani