Il processo è estinto per morte del reo. In aula l'omicidio di Cologno si è chiuso con la lettura di una lettera scritta a mano dall'assassino. Una lettera di pentimento e di scuse, scuse a tutti per aver rovinato la vita delle figlie, delle famiglie. Scritta a marzo, in carcere. Una lettera nella quale però, oltre al rimorso profondo, non si intravedeva ancora la volontà di farla finita. Maurizio Quattrocchi il 5 ottobre 2019 uccide la moglie Zina al culmine della gelosia. Scappa ma il giorno seguente si costituisce ai carabinieri. Da quel giorno è in carcere. Zina non c'è più, Quattrocchi nemmeno, si è tolto la vita in carcere giovedì notte, qualche ora dopo aver assistito, impassibile, in aula all'udienza nella quale l'accusa ha ricostruito il delitto con i testimoni. Una vicenda drammatica sotto qualunque profilo la si guardi. Una lettera di pentimento e scuse a tutte le persone che ho coinvolto in questa vicenda, scrive. mi trovo in carcere per avere fatto la cosa più brutta che si possa fare, aver tolto la vita a mia moglie, madre dei miei tre meravigliosi figli.Non c'è un solo giorno che non pensi a quello che ho fatto. Mi rendo conto che ho sbagliato. Ero il papà più felice del mondo fino a un anno e quattro mesi fa, ora mi ritrovo a piangere tutti i giorni.Chiede scusa alle tre figlie, per averle deluse. Chiede scusa alla famiglia della moglie. "Ho fatto di tutto per lei, per colpa della gelosia la paura di perderla e perdere i miei figli ho perso la testa. Ho sbagliato, ho sbagliato. chiude. Prego di poter riabbracciate i miei figli. Ma la speranza si è spenta. Era consapevole della gravità del reato. Ma roso dal rimorso e sopraffatto ha deciso per un epilogo altrattanto drammatico. L'avvocato Ceci ha letto in aula queste tre pagine, poi la lettera è stata acquisita agli atti del processo dal presidente Petillo. E il processo si chiude così. Simona Befani
Il processo è estinto per morte del reo. In aula l'omicidio di Cologno si è chiuso con la lettura di una lettera scritta a mano dall'assassino. Una lettera di pentimento e di scuse, scuse a tutti per aver rovinato la vita delle figlie, delle famiglie. Scritta a marzo, in carcere. Una lettera nella quale però, oltre al rimorso profondo, non si intravedeva ancora la volontà di farla finita. Maurizio Quattrocchi il 5 ottobre 2019 uccide la moglie Zina al culmine della gelosia. Scappa ma il giorno seguente si costituisce ai carabinieri. Da quel giorno è in carcere. Zina non c'è più, Quattrocchi nemmeno, si è tolto la vita in carcere giovedì notte, qualche ora dopo aver assistito, impassibile, in aula all'udienza nella quale l'accusa ha ricostruito il delitto con i testimoni. Una vicenda drammatica sotto qualunque profilo la si guardi. Una lettera di pentimento e scuse a tutte le persone che ho coinvolto in questa vicenda, scrive. mi trovo in carcere per avere fatto la cosa più brutta che si possa fare, aver tolto la vita a mia moglie, madre dei miei tre meravigliosi figli.Non c'è un solo giorno che non pensi a quello che ho fatto. Mi rendo conto che ho sbagliato. Ero il papà più felice del mondo fino a un anno e quattro mesi fa, ora mi ritrovo a piangere tutti i giorni.Chiede scusa alle tre figlie, per averle deluse. Chiede scusa alla famiglia della moglie. "Ho fatto di tutto per lei, per colpa della gelosia la paura di perderla e perdere i miei figli ho perso la testa. Ho sbagliato, ho sbagliato. chiude. Prego di poter riabbracciate i miei figli. Ma la speranza si è spenta. Era consapevole della gravità del reato. Ma roso dal rimorso e sopraffatto ha deciso per un epilogo altrattanto drammatico. L'avvocato Ceci ha letto in aula queste tre pagine, poi la lettera è stata acquisita agli atti del processo dal presidente Petillo. E il processo si chiude così. Simona Befani