La reazione a una minaccia. Questa è la motivazione da sempre addotta da Amine El Ghazzali, marocchino di 26 anni, imputato nel processo per l'omicidio della consorte, la 19enne Sara El Omri, sostenuta ufficialmente in tribunale dalla difesa, in risposta alla richiesta avanzata dal pm di 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. Stando alle affermazioni dell'uomo, la giovane moglie, nata ad Alzano da origini marocchine, l'avrebbe raggiunto nella serata del 2 giugno dell'anno scorso nella tenda sul greto del Serio dove lo straniero viveva dopo la separazione da Sara. Alla presenza della giovane fidanzata di Amine, una ragazza di cittadinanza svizzera all'epoca incinta di sei mesi, la moglie avrebbe estratto un coltello per aggredirlo, e lui si sarebbe difeso: da qui la richiesta dei legali dell'uomo di escludere l'aggravante della crudeltà. Il racconto fatto da Amine differisce profondamente dalla ricostruzione degli inquirenti, secondo i quali l'uomo aveva inferto 24 coltellate a Sara, che in un primo momento era riuscito a scappare, fino a raggiungere un gruppo di ragazzi che avevano tentato di aiutarla, ed erano riusciti a chiamare i soccorsi. A quel punto, il marito l'avrebbe nuovamente raggiunta, in tempo per essere indicato come il colpevole dell'omicidio nelle ultime parole della stessa Sara. La sentenza è attesa per il 31 maggio.
La reazione a una minaccia. Questa è la motivazione da sempre addotta da Amine El Ghazzali, marocchino di 26 anni, imputato nel processo per l'omicidio della consorte, la 19enne Sara El Omri, sostenuta ufficialmente in tribunale dalla difesa, in risposta alla richiesta avanzata dal pm di 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. Stando alle affermazioni dell'uomo, la giovane moglie, nata ad Alzano da origini marocchine, l'avrebbe raggiunto nella serata del 2 giugno dell'anno scorso nella tenda sul greto del Serio dove lo straniero viveva dopo la separazione da Sara. Alla presenza della giovane fidanzata di Amine, una ragazza di cittadinanza svizzera all'epoca incinta di sei mesi, la moglie avrebbe estratto un coltello per aggredirlo, e lui si sarebbe difeso: da qui la richiesta dei legali dell'uomo di escludere l'aggravante della crudeltà. Il racconto fatto da Amine differisce profondamente dalla ricostruzione degli inquirenti, secondo i quali l'uomo aveva inferto 24 coltellate a Sara, che in un primo momento era riuscito a scappare, fino a raggiungere un gruppo di ragazzi che avevano tentato di aiutarla, ed erano riusciti a chiamare i soccorsi. A quel punto, il marito l'avrebbe nuovamente raggiunta, in tempo per essere indicato come il colpevole dell'omicidio nelle ultime parole della stessa Sara. La sentenza è attesa per il 31 maggio.