-Dissequestrata l'area di via San fermo, a Bergamo, che dovrebbe ospitare il futuro centro islamico. Ma i conti, per il momento, restano bloccati. I giudici si sono pronunciati sul ricorso presentato dall'avvocato di Imad El Joulani contro il sequestro dei conti e dell'area di via San Fermo che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto ospitare un centro islamico. La vicenda era esplosa il 22 dicembre, quando Digos e Finanza avevano sequestrato il cantiere per conto del Pm Carmen Pugliese, titolare di un'inchiesta per appropriazione indebita che vede indagato proprio El Joulani, cardiologo giordano ed ex presidente del Centro islamico di via Cenisio. A denunciarlo erano stati l'attuale presidente Mohamed Saleh e il tesoriere dell'Unione delle comunità islamiche d'Italia che avevano sempre sostenuto non fossero stati troppo chiari la destinazione e l'utilizzo che El Joulani aveva fatto dei 4 milioni e 980 mila euro arrivati come finanziamento dalla Qatar Charity Foundation. Per l'accusa il medico avrebbe fatto tutto all'oscuro degli altri componenti del Centro islamico di via Cenisio. Nel febbraio 2013, quand'era ancora presidente e tre mesi prima che arrivasse il primo bonifico, El Joulani aveva fondato la «Comunità islamica di Bergamo». È sui conti di questa associazione che erano finiti i 5 milioni. Tra l'altro, ottenuti per un progetto in via Baioni. Per questo gli emissari della fondazione gli chiesero di bloccare i lavori di via S. Fermo e di restituire i soldi. «In via Cenisio sapevano tutto - ha replicato l'indagato tramite il suo legale - I soldi sono ancora sui conti della della società che fa capo a Joulani e costituita per realizzare il centro islamico.
-Dissequestrata l'area di via San fermo, a Bergamo, che dovrebbe ospitare il futuro centro islamico. Ma i conti, per il momento, restano bloccati. I giudici si sono pronunciati sul ricorso presentato dall'avvocato di Imad El Joulani contro il sequestro dei conti e dell'area di via San Fermo che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto ospitare un centro islamico. La vicenda era esplosa il 22 dicembre, quando Digos e Finanza avevano sequestrato il cantiere per conto del Pm Carmen Pugliese, titolare di un'inchiesta per appropriazione indebita che vede indagato proprio El Joulani, cardiologo giordano ed ex presidente del Centro islamico di via Cenisio. A denunciarlo erano stati l'attuale presidente Mohamed Saleh e il tesoriere dell'Unione delle comunità islamiche d'Italia che avevano sempre sostenuto non fossero stati troppo chiari la destinazione e l'utilizzo che El Joulani aveva fatto dei 4 milioni e 980 mila euro arrivati come finanziamento dalla Qatar Charity Foundation. Per l'accusa il medico avrebbe fatto tutto all'oscuro degli altri componenti del Centro islamico di via Cenisio. Nel febbraio 2013, quand'era ancora presidente e tre mesi prima che arrivasse il primo bonifico, El Joulani aveva fondato la «Comunità islamica di Bergamo». È sui conti di questa associazione che erano finiti i 5 milioni. Tra l'altro, ottenuti per un progetto in via Baioni. Per questo gli emissari della fondazione gli chiesero di bloccare i lavori di via S. Fermo e di restituire i soldi. «In via Cenisio sapevano tutto - ha replicato l'indagato tramite il suo legale - I soldi sono ancora sui conti della della società che fa capo a Joulani e costituita per realizzare il centro islamico.