Nessun allarme morbillo in provincia di Bergamo, e anche i dati nazionali diffusi dal ministro della Salute Lorenzin meritano una lettura più attenta per evitare timori eccessivi, ferma restando l'importanza del vaccino per arginare la diffusione di questa malattia i cui esiti possono essere anche gravi. A comunicarlo l'Area di Sanità Pubblica dell'Ats, che rassicura: nessun picco nei casi registrati in provincia, e copertura vaccinale in aumento.
Lo scorso anno in Bergamasca si sono avuti 7 casi, mentre dall'inizio del 2017 sono 3 i casi accertati. La tendenza rilevata negli ultimi anni sul nostro territorio è in media di 20-30 casi all'anno. Per quanto riguarda il vaccino, non obbligatorio ma raccomandato, si era registrata nel periodo tra il 2013 e il 2016 una diminuzione delle persone coperte, che raggiungevano il 91,5% (rispetto alla quota del 95% ritenuta ottimale). Lo scorso anno, però, si è avvertita una ripresa, che ha portato a una copertura del 92,3% della popolazione, in linea, tra l'altro, con la quota della nostra regione. Per spiegare l'aumento vertiginoso di casi di morbillo reso noto dal ministero, è necessario tenere conto anche di ragioni di carattere epidemiologico.
«Ogni 3-4 anni», spiega Giancarlo Malchiodi, direttore dell'Area di Sanità Pubblica dell'Ats di Bergamo, «il morbillo presenta dei picchi epidemici. Rispetto all'anno scorso la percentuale di casi è aumentata, ma il numero assoluto non è superiore a quella di alcuni anni fa, ed è di molto inferiore a quella del decennio scorso». Dall'Ats si ribadisce infine l'importanza del vaccino, che serve anche a evitare complicanze del morbillo, quali l'encefalite o, nei casi più gravi, la morte. Trascurabili invece gli effetti collaterali del vaccino: «Poche linee di febbre, un leggero dolore diffuso, ma - conclude Malchiodi - i sintomi scompaiono entro i tre-cinque giorni dalla somministrazione del vaccino».
Nessun allarme morbillo in provincia di Bergamo, e anche i dati nazionali diffusi dal ministro della Salute Lorenzin meritano una lettura più attenta per evitare timori eccessivi, ferma restando l'importanza del vaccino per arginare la diffusione di questa malattia i cui esiti possono essere anche gravi. A comunicarlo l'Area di Sanità Pubblica dell'Ats, che rassicura: nessun picco nei casi registrati in provincia, e copertura vaccinale in aumento.
Lo scorso anno in Bergamasca si sono avuti 7 casi, mentre dall'inizio del 2017 sono 3 i casi accertati. La tendenza rilevata negli ultimi anni sul nostro territorio è in media di 20-30 casi all'anno. Per quanto riguarda il vaccino, non obbligatorio ma raccomandato, si era registrata nel periodo tra il 2013 e il 2016 una diminuzione delle persone coperte, che raggiungevano il 91,5% (rispetto alla quota del 95% ritenuta ottimale). Lo scorso anno, però, si è avvertita una ripresa, che ha portato a una copertura del 92,3% della popolazione, in linea, tra l'altro, con la quota della nostra regione. Per spiegare l'aumento vertiginoso di casi di morbillo reso noto dal ministero, è necessario tenere conto anche di ragioni di carattere epidemiologico.
«Ogni 3-4 anni», spiega Giancarlo Malchiodi, direttore dell'Area di Sanità Pubblica dell'Ats di Bergamo, «il morbillo presenta dei picchi epidemici. Rispetto all'anno scorso la percentuale di casi è aumentata, ma il numero assoluto non è superiore a quella di alcuni anni fa, ed è di molto inferiore a quella del decennio scorso». Dall'Ats si ribadisce infine l'importanza del vaccino, che serve anche a evitare complicanze del morbillo, quali l'encefalite o, nei casi più gravi, la morte. Trascurabili invece gli effetti collaterali del vaccino: «Poche linee di febbre, un leggero dolore diffuso, ma - conclude Malchiodi - i sintomi scompaiono entro i tre-cinque giorni dalla somministrazione del vaccino».