Un’annata da dimenticare per l’apicoltura bergamasca. Secondo Coldiretti, il particolare andamento climatico di quest’anno ha portato al crollo della produzione di miele, aprendo la porta alla diffusione di miele importato. Le gelate fuori stagione di aprile e maggio, la nevicata in montagna di poco più di un mese fa e il caldo torrido accompagnato da poche piogge: così le fioriture si sono seccate e non si sono sviluppate correttamente, con le api che hanno avuto difficoltà a reperire il nutrimento. Il settore in provincia di Bergamo conta 748 apicoltori, professionali e hobbisti, con oltre 19 mila alveari su un totale regionale di 143 mila alveari per circa 4 miliardi di api. In particolare, in pianura compromesse le produzioni di miele d'acacia e millefiori, meglio le fioriture di castagno, rododendro e tiglio in montagna dove il caldo si è sentito meno. Matteo De Sanctis
Un’annata da dimenticare per l’apicoltura bergamasca. Secondo Coldiretti, il particolare andamento climatico di quest’anno ha portato al crollo della produzione di miele, aprendo la porta alla diffusione di miele importato. Le gelate fuori stagione di aprile e maggio, la nevicata in montagna di poco più di un mese fa e il caldo torrido accompagnato da poche piogge: così le fioriture si sono seccate e non si sono sviluppate correttamente, con le api che hanno avuto difficoltà a reperire il nutrimento. Il settore in provincia di Bergamo conta 748 apicoltori, professionali e hobbisti, con oltre 19 mila alveari su un totale regionale di 143 mila alveari per circa 4 miliardi di api. In particolare, in pianura compromesse le produzioni di miele d'acacia e millefiori, meglio le fioriture di castagno, rododendro e tiglio in montagna dove il caldo si è sentito meno. Matteo De Sanctis