È tutta siciliana ma parte da Bergamo l'inchiesta della procura di Caltanissetta su un traffico di rifiuti e mazzette per la bonifica della ex miniera di Pasquasia. Undici le misure di custodia cautelare eseguite dai carabinieri di Enna, di cui tre in carcere, cinque ai domiciliari e le altre con obbligo di firma. L'appalto per i lavori di bonifica era stato vinto dalla società «1 Emme» di Medolago. Il titolare Pasquale Gattuso, 53 anni, di Reggio Calabria ma residente a Villa D'Adda, è tra gli indagati agli arresti domiciliari. Secondo le indagini, Gattuso avrebbe pagato una tangente da 120 mila euro per mettere le mani sull'appalto da otto milioni di euro per la bonifica del sito minerario di Pasquasia. La presunta mazzetta sarebbe stata incassata da Diego Mammo Zagarella, responsabile unico dell'appalto, mascherata da consulenza mai effettuata per uno studio topografico affidata alla società di consulenze Archeoambiente. Contestati in particolare i reati di smaltimento di rifiuti tossici, peculato e varie ipotesi di falso, nonché, per alcuni degli arrestati, il concorso esterno in associazione mafiosa, per avere agevolato Cosa nostra, con l'assunzione pilotata di lavoratori, ed anche favorendo l'impiego di ditte vicine alla stessa organizzazione criminale.
È tutta siciliana ma parte da Bergamo l'inchiesta della procura di Caltanissetta su un traffico di rifiuti e mazzette per la bonifica della ex miniera di Pasquasia. Undici le misure di custodia cautelare eseguite dai carabinieri di Enna, di cui tre in carcere, cinque ai domiciliari e le altre con obbligo di firma. L'appalto per i lavori di bonifica era stato vinto dalla società «1 Emme» di Medolago. Il titolare Pasquale Gattuso, 53 anni, di Reggio Calabria ma residente a Villa D'Adda, è tra gli indagati agli arresti domiciliari. Secondo le indagini, Gattuso avrebbe pagato una tangente da 120 mila euro per mettere le mani sull'appalto da otto milioni di euro per la bonifica del sito minerario di Pasquasia. La presunta mazzetta sarebbe stata incassata da Diego Mammo Zagarella, responsabile unico dell'appalto, mascherata da consulenza mai effettuata per uno studio topografico affidata alla società di consulenze Archeoambiente. Contestati in particolare i reati di smaltimento di rifiuti tossici, peculato e varie ipotesi di falso, nonché, per alcuni degli arrestati, il concorso esterno in associazione mafiosa, per avere agevolato Cosa nostra, con l'assunzione pilotata di lavoratori, ed anche favorendo l'impiego di ditte vicine alla stessa organizzazione criminale.