Che si sia trattato di un effetto collaterale dei Floating Piers, o della cronica mancanza di depurazione, sta di fatto che secondo i dati presentati da Legambiente il lago d'Iseo è risultato il peggiore tra i principali bacini lombardi in termini di inquinamento da particelle di plastica. Il triste primato emerge dal lavoro svolto dalla Goletta dei Laghi nello scorso mese di luglio. Per la prima volta in Italia, accanto agli agenti inquinanti che tradizionalmente vengono rilevati, è stato condotto anche un campionamento di microplastiche. Si tratta di rifiuti molto pericolosi per gli equilibri degli ecosistemi lacustri: lo sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. Nella maggior parte dei casi, si tratta di particelle che derivano dalla disgregazione di rifiuti di maggiori dimensioni, come confezioni di prodotti alimentari, fibre tessili sintetiche, corde. A queste vanno aggiunte particelle di pellet, che rappresentano la materia prima per tutte le aziende che producono oggetti di plastica. La zona più critica, per quanto riguarda il Sebino, è quella dell'alto lago (quindi Lovere e Pisogne), con quasi 60mila particelle per kilometro quadrato, seguita da quella di Predore e Pilzone, e infine da Riva di Solto e Castro, che presentano una densità media di poco superiore alle 10mila unità. "Troppo spesso", denunciano dall'associazione ambientalista, "vengono gettati negli scarichi oggetti che andrebbero smaltiti attraverso la raccolta differenziata".
Che si sia trattato di un effetto collaterale dei Floating Piers, o della cronica mancanza di depurazione, sta di fatto che secondo i dati presentati da Legambiente il lago d'Iseo è risultato il peggiore tra i principali bacini lombardi in termini di inquinamento da particelle di plastica. Il triste primato emerge dal lavoro svolto dalla Goletta dei Laghi nello scorso mese di luglio. Per la prima volta in Italia, accanto agli agenti inquinanti che tradizionalmente vengono rilevati, è stato condotto anche un campionamento di microplastiche. Si tratta di rifiuti molto pericolosi per gli equilibri degli ecosistemi lacustri: lo sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. Nella maggior parte dei casi, si tratta di particelle che derivano dalla disgregazione di rifiuti di maggiori dimensioni, come confezioni di prodotti alimentari, fibre tessili sintetiche, corde. A queste vanno aggiunte particelle di pellet, che rappresentano la materia prima per tutte le aziende che producono oggetti di plastica. La zona più critica, per quanto riguarda il Sebino, è quella dell'alto lago (quindi Lovere e Pisogne), con quasi 60mila particelle per kilometro quadrato, seguita da quella di Predore e Pilzone, e infine da Riva di Solto e Castro, che presentano una densità media di poco superiore alle 10mila unità. "Troppo spesso", denunciano dall'associazione ambientalista, "vengono gettati negli scarichi oggetti che andrebbero smaltiti attraverso la raccolta differenziata".