Per la stagione teatrale Altri Percorsi, al teatro Sociale è andato in scena uno spettacolo spassoso e un po' nostalgico: "La casa del popolo". L'orizzonte non è fatto per essere raggiunto ma per continuare a camminare e inseguirlo. I personaggi della “casa del popolo” del regista Andrea Paolucci se ne accorgono con il passare degli anni, da quando il sogno di un luogo comune dove incontrarsi, crescere insieme e far progredire la società, pian piano si disgrega proprio sotto i loro occhi. "Il nostro intento – dice il regista Andrea Paolucci- è quello di ripercorrere con quella nostalgia un po' canaglia, un po' felliniana, cento anni di storia d'Italia che è passata anche attraverso le case del popolo. Ma soprattutto è l'occasione di pensare e ripensare a questa parola "popolo" che oggi sempre di più è sulla bocca di tutti, non solo della politica, è la grande domanda che tutti noi ci facciamo: chi siamo? Che cosa stiamo facendo insieme?". I tre attori del Teatro dell'Argine, Lorenzo Ansaloni, Micaela Casalboni e Giovanni Dispenza danno vita a una serie di personaggi caricaturali che partecipano a un'assemblea permanente con lo scopo prima di far nascere e poi per portare avanti il loro spazio comune. Il registro è intriso di auto ironia e si sorride dall'inizio fino a poco prima del finale che invece è realisticamente malinconico: oggi l'orizzonte non si vede nemmeno più e la società è solo un'unione di singoli egoismi. "Che fine ha fatto quello spirito? Che fine ha fatto quel noi? Oggi che siamo dentro la situazione dell'Io quasi sempre? Noi non diamo una risposta, ma cerchiamo di suggerire che certi luoghi di cultura, perché no anche i teatri, possano essere i nuovi luoghi del noi". Roberto L.Vitali
Per la stagione teatrale Altri Percorsi, al teatro Sociale è andato in scena uno spettacolo spassoso e un po' nostalgico: "La casa del popolo". L'orizzonte non è fatto per essere raggiunto ma per continuare a camminare e inseguirlo. I personaggi della “casa del popolo” del regista Andrea Paolucci se ne accorgono con il passare degli anni, da quando il sogno di un luogo comune dove incontrarsi, crescere insieme e far progredire la società, pian piano si disgrega proprio sotto i loro occhi. "Il nostro intento – dice il regista Andrea Paolucci- è quello di ripercorrere con quella nostalgia un po' canaglia, un po' felliniana, cento anni di storia d'Italia che è passata anche attraverso le case del popolo. Ma soprattutto è l'occasione di pensare e ripensare a questa parola "popolo" che oggi sempre di più è sulla bocca di tutti, non solo della politica, è la grande domanda che tutti noi ci facciamo: chi siamo? Che cosa stiamo facendo insieme?". I tre attori del Teatro dell'Argine, Lorenzo Ansaloni, Micaela Casalboni e Giovanni Dispenza danno vita a una serie di personaggi caricaturali che partecipano a un'assemblea permanente con lo scopo prima di far nascere e poi per portare avanti il loro spazio comune. Il registro è intriso di auto ironia e si sorride dall'inizio fino a poco prima del finale che invece è realisticamente malinconico: oggi l'orizzonte non si vede nemmeno più e la società è solo un'unione di singoli egoismi. "Che fine ha fatto quello spirito? Che fine ha fatto quel noi? Oggi che siamo dentro la situazione dell'Io quasi sempre? Noi non diamo una risposta, ma cerchiamo di suggerire che certi luoghi di cultura, perché no anche i teatri, possano essere i nuovi luoghi del noi". Roberto L.Vitali