Proscioglimento per Giorgio Jannone. Secondo il gup Federica Gaudino non vi è alcun reato. Jannone era stato accusato di tentata estorsione contro una delle liste concorrenti, quella di Resti, nelle elezioni del Consiglio di sorveglianza di Ubi del 2013? Il pm Fabrizio Gaverini aveva chiesto il processo mentre il difensore Enrico Pelillo il non luogo a procedere. L'episodio si inserisce nella vicenda legata alla competizione delle tre liste in lizza per il Consiglio di sorveglianza, alcuni aspetti della quale sono contenuti nell'inchiesta Ubi. Secondo l'accusa, Jannone, a capo della lista «Ubi Banca - Ci siamo!», in una telefonata ricevuta il 10 aprile 2013 dal notaio Giovanni Vacirca avrebbe minacciato di denunciare l'irregolarità delle firme autenticate dal notaio, se la lista di Andrea Resti non avesse rinunciato alla candidatura. Alcune firme risultarono effettivamente irregolari: Vacirca fu indagato per falso ma poi archiviato. Accolta la tesi della difesa secondo la quale non c'era ingiusto profitto e la denuncia era basata su fatti veri. Lo stesso Jannone aveva ribadito sin dall'inizio di aver segnalato le irregolarità, già prima della telefonata. Nessuna minaccia o estorsione quindi per l'ex deputato. Così ha stabilito il giudice.
Proscioglimento per Giorgio Jannone. Secondo il gup Federica Gaudino non vi è alcun reato. Jannone era stato accusato di tentata estorsione contro una delle liste concorrenti, quella di Resti, nelle elezioni del Consiglio di sorveglianza di Ubi del 2013? Il pm Fabrizio Gaverini aveva chiesto il processo mentre il difensore Enrico Pelillo il non luogo a procedere. L'episodio si inserisce nella vicenda legata alla competizione delle tre liste in lizza per il Consiglio di sorveglianza, alcuni aspetti della quale sono contenuti nell'inchiesta Ubi. Secondo l'accusa, Jannone, a capo della lista «Ubi Banca - Ci siamo!», in una telefonata ricevuta il 10 aprile 2013 dal notaio Giovanni Vacirca avrebbe minacciato di denunciare l'irregolarità delle firme autenticate dal notaio, se la lista di Andrea Resti non avesse rinunciato alla candidatura. Alcune firme risultarono effettivamente irregolari: Vacirca fu indagato per falso ma poi archiviato. Accolta la tesi della difesa secondo la quale non c'era ingiusto profitto e la denuncia era basata su fatti veri. Lo stesso Jannone aveva ribadito sin dall'inizio di aver segnalato le irregolarità, già prima della telefonata. Nessuna minaccia o estorsione quindi per l'ex deputato. Così ha stabilito il giudice.