Violenze ripetute, umiliazioni, botte anche davanti al figlio di due anni. Questa la situazione cui hanno messo fine i carabinieri di Brembate, intervenuti la sera di Pasquetta su richiesta di una donna di 29 anni di nazionalità tunisina, che si è rivolta al 112 dopo l'ennesimo episodio di maltrattamenti subiti dal marito, un connazionale di 33 anni. La drammatica vicenda si è consumata in un paese dell'Isola. Secondo la ricostruzione dei militari, l'uomo si sarebbe scagliato contro la moglie, colpevole – a suo dire – di «non dedicarsi abbastanza alla casa e alle faccende domestiche». L'episodio sarebbe stato solo l'ultimo di una lunga serie. In passato, il 33enne sarebbe addirittura arrivato a spegnere una sigaretta sul corpo della moglie. In nessuno dei casi precedenti, però, la donna avrebbe voluto denunciarlo, per timore delle reazioni violente del marito. I carabinieri hanno arrestato l'uomo con l'accusa di maltrattamenti in famiglia aggravati e lesioni personali aggravate, e lo hanno portato nel carcere di via Gleno, dove è in attesa dell'udienza di convalida davanti al Gip del tribunale di Bergamo.
Violenze ripetute, umiliazioni, botte anche davanti al figlio di due anni. Questa la situazione cui hanno messo fine i carabinieri di Brembate, intervenuti la sera di Pasquetta su richiesta di una donna di 29 anni di nazionalità tunisina, che si è rivolta al 112 dopo l'ennesimo episodio di maltrattamenti subiti dal marito, un connazionale di 33 anni. La drammatica vicenda si è consumata in un paese dell'Isola. Secondo la ricostruzione dei militari, l'uomo si sarebbe scagliato contro la moglie, colpevole – a suo dire – di «non dedicarsi abbastanza alla casa e alle faccende domestiche». L'episodio sarebbe stato solo l'ultimo di una lunga serie. In passato, il 33enne sarebbe addirittura arrivato a spegnere una sigaretta sul corpo della moglie. In nessuno dei casi precedenti, però, la donna avrebbe voluto denunciarlo, per timore delle reazioni violente del marito. I carabinieri hanno arrestato l'uomo con l'accusa di maltrattamenti in famiglia aggravati e lesioni personali aggravate, e lo hanno portato nel carcere di via Gleno, dove è in attesa dell'udienza di convalida davanti al Gip del tribunale di Bergamo.