All'indomani della richiesta di rinvio a giudizio Bazoli replica e attacca: «Su di me oltraggi e falsità. Finalmente potremo esplicitare tutte le difese per dimostrare l'assoluta infondatezza delle accuse davanti a un giudice terzo. A cui saranno anche espresse alcune osservazioni su alcune modalità con cui è stata condotta questa inchiesta». L'accusa per Ubi Banca e altri 30 è di ostacolo alle autorità di vigilanza per aver gestito la banca attraverso un patto occulto che garantiva alle componenti bresciana e bergamasca dell'istituto il controllo del gruppo e dell'assemblea. Fra gli indagati ci sono i banchieri Giovanni Bazoli, Victor Massiah ed Emilio Zanetti. Fra l'altro la procura contesta loro di aver gestito l'istituto e determinato le nomine attraverso un'intesa nascosta alla Consob, a Bankitalia e al mercato. Secondo il documento di chiusura delle indagini, Bazoli era "tra i componenti della cabina di regia che sul lato bresciano decideva le nomine degli organi della banca e delle sue partecipate in condivisione con quelle decise dalla 'commissione Zanetti' costituita sul lato bergamasco". C'è poi nelle richieste della Procura, il capo d'impurazione relativo all'illecita influenza sull'assemblea. Sarebbe stato predisposto un apparato organizzativo volto a canalizzare il consenso verso la sola Lista Moltrasio mediante raccolta di deleghe in bianco o fittizie. Indagati per questa ragione i vertici di Confiab e membri di Cdo. Stralciato invece il filone leasing riguardante la compravendita di uno yacht da parte di Gianpieo Pesenti. Sul fonte bergamasco Ubi sottolinea di non aver ancora ricevuto alcuna richiesta di rinvio a giudizio e pertanto per ora di non avere nessuna posizione ufficiale Fra le parti offese riconosciute c'è Giorgio Jannone in qualità di presidente associazione Azionisti Ubi Banca, una delle liste teoricamente svantaggiate.
All'indomani della richiesta di rinvio a giudizio Bazoli replica e attacca: «Su di me oltraggi e falsità. Finalmente potremo esplicitare tutte le difese per dimostrare l'assoluta infondatezza delle accuse davanti a un giudice terzo. A cui saranno anche espresse alcune osservazioni su alcune modalità con cui è stata condotta questa inchiesta». L'accusa per Ubi Banca e altri 30 è di ostacolo alle autorità di vigilanza per aver gestito la banca attraverso un patto occulto che garantiva alle componenti bresciana e bergamasca dell'istituto il controllo del gruppo e dell'assemblea. Fra gli indagati ci sono i banchieri Giovanni Bazoli, Victor Massiah ed Emilio Zanetti. Fra l'altro la procura contesta loro di aver gestito l'istituto e determinato le nomine attraverso un'intesa nascosta alla Consob, a Bankitalia e al mercato. Secondo il documento di chiusura delle indagini, Bazoli era "tra i componenti della cabina di regia che sul lato bresciano decideva le nomine degli organi della banca e delle sue partecipate in condivisione con quelle decise dalla 'commissione Zanetti' costituita sul lato bergamasco". C'è poi nelle richieste della Procura, il capo d'impurazione relativo all'illecita influenza sull'assemblea. Sarebbe stato predisposto un apparato organizzativo volto a canalizzare il consenso verso la sola Lista Moltrasio mediante raccolta di deleghe in bianco o fittizie. Indagati per questa ragione i vertici di Confiab e membri di Cdo. Stralciato invece il filone leasing riguardante la compravendita di uno yacht da parte di Gianpieo Pesenti. Sul fonte bergamasco Ubi sottolinea di non aver ancora ricevuto alcuna richiesta di rinvio a giudizio e pertanto per ora di non avere nessuna posizione ufficiale Fra le parti offese riconosciute c'è Giorgio Jannone in qualità di presidente associazione Azionisti Ubi Banca, una delle liste teoricamente svantaggiate.