Il Ministero della Salute e l'istituto superiore di sanità. Ma anche gli uffici dell'Welfare di Regione Lombardia , la sede dell'Ats di Bergamo e a Seriate, all'Asst Bergamo Est. Gli uomini della Guardia Finanza di Bergamo dalle prime ore dell'alba sono al lavoro contemporaneamente su tutti questi fronti per acquisire documenti, atti, verbali, mail e telefonate per conto della Procura di Bergamo che sta indagando sull'esistenza e l'eventuale applicazione del piano pandemico durante l'emergenza Covid. Le fiamme gialle hanno notificato un decreto di esibizione dei documenti e in tutte queste sedi avrebbero trovato la massima collaborazione, anche a Roma al Ministero dove negli ultimi giorni fonti qualificate riferiscono un certo nervoismo sul tema. Non ci sono nuovi indagati, per ora. La missione era esclusivamente di raccolta informazioni e atti a tutti i livelli. Quelli di interesse saranno sequestrati. Quello nazionale, sul famigerato piano pandemico che parrebbe datato 2006 e mai aggiornato, ma anche a livello regionale, dove un piano pandemico territoriale pure doveva esserci. In Calabria si scoprì dalle parole di Cotticelli che non era stato redatto. Ecco, gli inquirenti vogliono capire in Lombardia, invece, che cosa è stato fatto dal momento degli alert, a gennaio, allo scoppio della pandemia. Il piano nazionale, seppure vecchio, doveva essere recepito dalle singole regioni che singolarmente avrebbero il dovere poi fare il dettaglio ed applicarlo. Quindi stabilire chi fa cosa, stabilire se vi fu una giusta valutazione del rischio, E in quel caso che cosa è stato fatto per (a livello nazionale e regionale) per tamponare l'arrivo del problema. L'accaparraggio delle mascherine, degli antivirali, ad esempio. Chi lo doveva fare e chi lo avrebbe fatto. Acquisiti docimenti anche all'ats di Bergamo ed all'Asst Bergamo Est, cui fa capo l'ospedale di Alzano. I motivi, a cascata, sono gli stessi. Sapere come sarebbe stato attivato il piano pandemico, al d là del fatto che fosse o meno non aggiornato. Chi ha partecipato alle riunioni, come ci si è formati, quali conversazioni mail o telefoniche sono intercorse e fra chi. Il materiale, anche informatico, è stato acquisito a tutti i livelli dagli uomini del comandante Mario Salerno, in trasferta anche a Milano e Roma. Verrà ora analizzato dai periti della Procura. Per capire se vi fu una sottovalutazione del pericolo o un rimpallo di responsabilità. Ed arrivare a capire se le migliaia di morti, a Bergamo, potevano essere evitate o affrontate con maggiore diligenza. Simona Befani
Il Ministero della Salute e l'istituto superiore di sanità. Ma anche gli uffici dell'Welfare di Regione Lombardia , la sede dell'Ats di Bergamo e a Seriate, all'Asst Bergamo Est. Gli uomini della Guardia Finanza di Bergamo dalle prime ore dell'alba sono al lavoro contemporaneamente su tutti questi fronti per acquisire documenti, atti, verbali, mail e telefonate per conto della Procura di Bergamo che sta indagando sull'esistenza e l'eventuale applicazione del piano pandemico durante l'emergenza Covid. Le fiamme gialle hanno notificato un decreto di esibizione dei documenti e in tutte queste sedi avrebbero trovato la massima collaborazione, anche a Roma al Ministero dove negli ultimi giorni fonti qualificate riferiscono un certo nervoismo sul tema. Non ci sono nuovi indagati, per ora. La missione era esclusivamente di raccolta informazioni e atti a tutti i livelli. Quelli di interesse saranno sequestrati. Quello nazionale, sul famigerato piano pandemico che parrebbe datato 2006 e mai aggiornato, ma anche a livello regionale, dove un piano pandemico territoriale pure doveva esserci. In Calabria si scoprì dalle parole di Cotticelli che non era stato redatto. Ecco, gli inquirenti vogliono capire in Lombardia, invece, che cosa è stato fatto dal momento degli alert, a gennaio, allo scoppio della pandemia. Il piano nazionale, seppure vecchio, doveva essere recepito dalle singole regioni che singolarmente avrebbero il dovere poi fare il dettaglio ed applicarlo. Quindi stabilire chi fa cosa, stabilire se vi fu una giusta valutazione del rischio, E in quel caso che cosa è stato fatto per (a livello nazionale e regionale) per tamponare l'arrivo del problema. L'accaparraggio delle mascherine, degli antivirali, ad esempio. Chi lo doveva fare e chi lo avrebbe fatto. Acquisiti docimenti anche all'ats di Bergamo ed all'Asst Bergamo Est, cui fa capo l'ospedale di Alzano. I motivi, a cascata, sono gli stessi. Sapere come sarebbe stato attivato il piano pandemico, al d là del fatto che fosse o meno non aggiornato. Chi ha partecipato alle riunioni, come ci si è formati, quali conversazioni mail o telefoniche sono intercorse e fra chi. Il materiale, anche informatico, è stato acquisito a tutti i livelli dagli uomini del comandante Mario Salerno, in trasferta anche a Milano e Roma. Verrà ora analizzato dai periti della Procura. Per capire se vi fu una sottovalutazione del pericolo o un rimpallo di responsabilità. Ed arrivare a capire se le migliaia di morti, a Bergamo, potevano essere evitate o affrontate con maggiore diligenza. Simona Befani