A inizio 2020, il ministero della Salute avrebbe sottovalutato per settimane i rischi del Coronavirus in arrivo. Il 5 gennaio l'Organizzazione mondiale della sanità manda in tutto il mondo il primo alert che chiede di attivare i piani pandemici per l'influenza. Il 7 gennaio dal ministero della Salute parte una circolare che estende l'allarme a tutte le autorità interessate. Ma solo il 22 gennaio, dunque 17 giorni dopo, si riunisce per la prima volta una task force istituita per valutare la situazione. Dell'organismo di emergenza fanno parte Giuseppe Ippolito dello Spallanzani, Agostino Miozzo della Protezione civile, Giovanni Rezza e Silvio Brusaferro dell'Istituto superiore di sanità, alla presenza del ministro della Salute, Roberto Speranza. Saranno loro gli obiettivi dei magistrati bergamaschi che domani partono alla volta di Roma per le prossime audizioni dell'Inchiesta Covid. Questa volta il tema è la mancata applicazione di un qualsiasi piano pandemico. Perchè dalle audizioni dei funzionari del Ministero sarebbe emerso che ci fu la volontà di non utilizzare alcun piano. Nemmeno quello del 2006, l'ultimo fatto e quello ancora oggi in vigore. Che seppure generico ed antinfluenzale, avrebbe suggerito le prime tre fasi entro cui muoversi nei primissimi giorni. Invece i funzionari sentiti nei giorni scorsi a bergamo avrebbero spiegato che si scelse di non usarlo e di farne fare uno nuovo al Cts. Mai applicato perchè ancora secretato. Da un verbale della task force svelato dalla trasmissione Report, siamo a fine gennaio, si legge che «È verosimile che il virus si attenui nelle prossime settimane. Attualmente ha una diffusione simile a quella dell'influenza». Dal 1 gennaio abbiamo 3 milioni e mezzo di italiani a letto con l'influenza e diversi sono stati i morti ma questo dato non fa notizia. I sintomi dell'influenza e del Coronavirus sono simili. Sulla base delle esperienze pregresse ci sarà un picco e poi un rallentamento. Il 29 gennaio, Ippolito dello Spallanzani parla per la prima volta della necessità di attivare il piano pandemico, sempre alla presenza del ministro Speranza, ma la decisione viene rimandata. Si parla anche della necessità di stoccare mascherine, ma anche su questo non arriva nessuna scelta precisa. La presa di coscienza di quanto potrebbe accadere è del 20 febbraio, quando il paziente 1 è già in terapia intensiva. Il ricercatore Stefano Merler, della fondazione Bruno Kessler, presenta al ministero la sua ricerca mostrando che il virus può causare 70 mila morti entro la fine dell'anno, anche Speranza assiste alla discussione. Anche in questo caso, però, le decisioni più rigide riguardanti l'intero Paese arriveranno giorni dopo. Simona Befani
A inizio 2020, il ministero della Salute avrebbe sottovalutato per settimane i rischi del Coronavirus in arrivo. Il 5 gennaio l'Organizzazione mondiale della sanità manda in tutto il mondo il primo alert che chiede di attivare i piani pandemici per l'influenza. Il 7 gennaio dal ministero della Salute parte una circolare che estende l'allarme a tutte le autorità interessate. Ma solo il 22 gennaio, dunque 17 giorni dopo, si riunisce per la prima volta una task force istituita per valutare la situazione. Dell'organismo di emergenza fanno parte Giuseppe Ippolito dello Spallanzani, Agostino Miozzo della Protezione civile, Giovanni Rezza e Silvio Brusaferro dell'Istituto superiore di sanità, alla presenza del ministro della Salute, Roberto Speranza. Saranno loro gli obiettivi dei magistrati bergamaschi che domani partono alla volta di Roma per le prossime audizioni dell'Inchiesta Covid. Questa volta il tema è la mancata applicazione di un qualsiasi piano pandemico. Perchè dalle audizioni dei funzionari del Ministero sarebbe emerso che ci fu la volontà di non utilizzare alcun piano. Nemmeno quello del 2006, l'ultimo fatto e quello ancora oggi in vigore. Che seppure generico ed antinfluenzale, avrebbe suggerito le prime tre fasi entro cui muoversi nei primissimi giorni. Invece i funzionari sentiti nei giorni scorsi a bergamo avrebbero spiegato che si scelse di non usarlo e di farne fare uno nuovo al Cts. Mai applicato perchè ancora secretato. Da un verbale della task force svelato dalla trasmissione Report, siamo a fine gennaio, si legge che «È verosimile che il virus si attenui nelle prossime settimane. Attualmente ha una diffusione simile a quella dell'influenza». Dal 1 gennaio abbiamo 3 milioni e mezzo di italiani a letto con l'influenza e diversi sono stati i morti ma questo dato non fa notizia. I sintomi dell'influenza e del Coronavirus sono simili. Sulla base delle esperienze pregresse ci sarà un picco e poi un rallentamento. Il 29 gennaio, Ippolito dello Spallanzani parla per la prima volta della necessità di attivare il piano pandemico, sempre alla presenza del ministro Speranza, ma la decisione viene rimandata. Si parla anche della necessità di stoccare mascherine, ma anche su questo non arriva nessuna scelta precisa. La presa di coscienza di quanto potrebbe accadere è del 20 febbraio, quando il paziente 1 è già in terapia intensiva. Il ricercatore Stefano Merler, della fondazione Bruno Kessler, presenta al ministero la sua ricerca mostrando che il virus può causare 70 mila morti entro la fine dell'anno, anche Speranza assiste alla discussione. Anche in questo caso, però, le decisioni più rigide riguardanti l'intero Paese arriveranno giorni dopo. Simona Befani