"Ho ammazzato mia moglie". A dirlo è Antonio Tizzani, solo nella sua auto si sfoga, ma è intercettato dagli inquirenti che registrano e annotano. Non una sola volta, ma tre distine occasioni. Mentre la famiglia Tizzani, i due figli e le nuore, continuano a difendere Antonio dall'accusa di omicidio della povera Gianna, in aula emergono nuovi elementi che ancora non si sapevano. Durante l'udienza sono state portate a conoscenza della corte tre intercettazioni ambientali che vanno ad aggiungere sale al processo. Ne ha accennato uno dei carabinieri del nucleo operativo di Bergamo che aveva svolto le indagini, chiamato dal pm Laura Cocucci. Sono tre frasi captate mentre Tizzani sta guidando la sua auto. L'imputato parla da solo. La prima è del novembre 2016: «Scusami per quello che ti ho fatto» dice e secondo chi indaga la frase sarebbe riferita alla moglie uccisa. Sempre mentre è sulla sua Fiat Bravo da solo, siamo a febbraio 2017, le cimici captano altre due frasi di Tizzani: «Ho ucciso un angelo» e «Ho ammazzato mia moglie». Secondo gli investigatori sono una sorta di sfogo-confessione. Chiaro e inequivocabile il riferimento a Gianna, almeno in un caso. Deducibile negli altri due. La prossima settimana inizierà l'esame dell'imputato che dovrà a questo punto spiegare il senso di queste frasi oltre che ricostruire quella notte fra il 26 e il 27 agosto del 2016. Intanto i famigliari del Tizzani continuano a ritrattare quando dichiararono a verbale quella notte nella caserma dei carabinieri. Il figlio paolo ha negato praticamente ogni tipo di violenza sulla madre, se non in una singola occasione, quando avrebbe preso uno schiaffo. Ha negato di aver mai visto lividi o tagli sulla madre e di aver assistito a violenze fisiche o verbali. Sempre però riferite da qualcuno, dice. Ha raccontato che quando segnato a verbale quella sera dai carabinieri era stato inventato da chi scriveva. Anche la moglie Elena Foresti ha cambiato la versione data, dicendo di esseresi inventata tutto perchè indotta dsi carabinieri a dire che Antonio era violento e picchiava la moglie. Due testimonianze spesso contraddittorie, tanto che per entrambi la pm Cocucci ha chiesto alla corte la trasmissione degli atti per falsa testimonianza. Simona Befani
"Ho ammazzato mia moglie". A dirlo è Antonio Tizzani, solo nella sua auto si sfoga, ma è intercettato dagli inquirenti che registrano e annotano. Non una sola volta, ma tre distine occasioni. Mentre la famiglia Tizzani, i due figli e le nuore, continuano a difendere Antonio dall'accusa di omicidio della povera Gianna, in aula emergono nuovi elementi che ancora non si sapevano. Durante l'udienza sono state portate a conoscenza della corte tre intercettazioni ambientali che vanno ad aggiungere sale al processo. Ne ha accennato uno dei carabinieri del nucleo operativo di Bergamo che aveva svolto le indagini, chiamato dal pm Laura Cocucci. Sono tre frasi captate mentre Tizzani sta guidando la sua auto. L'imputato parla da solo. La prima è del novembre 2016: «Scusami per quello che ti ho fatto» dice e secondo chi indaga la frase sarebbe riferita alla moglie uccisa. Sempre mentre è sulla sua Fiat Bravo da solo, siamo a febbraio 2017, le cimici captano altre due frasi di Tizzani: «Ho ucciso un angelo» e «Ho ammazzato mia moglie». Secondo gli investigatori sono una sorta di sfogo-confessione. Chiaro e inequivocabile il riferimento a Gianna, almeno in un caso. Deducibile negli altri due. La prossima settimana inizierà l'esame dell'imputato che dovrà a questo punto spiegare il senso di queste frasi oltre che ricostruire quella notte fra il 26 e il 27 agosto del 2016. Intanto i famigliari del Tizzani continuano a ritrattare quando dichiararono a verbale quella notte nella caserma dei carabinieri. Il figlio paolo ha negato praticamente ogni tipo di violenza sulla madre, se non in una singola occasione, quando avrebbe preso uno schiaffo. Ha negato di aver mai visto lividi o tagli sulla madre e di aver assistito a violenze fisiche o verbali. Sempre però riferite da qualcuno, dice. Ha raccontato che quando segnato a verbale quella sera dai carabinieri era stato inventato da chi scriveva. Anche la moglie Elena Foresti ha cambiato la versione data, dicendo di esseresi inventata tutto perchè indotta dsi carabinieri a dire che Antonio era violento e picchiava la moglie. Due testimonianze spesso contraddittorie, tanto che per entrambi la pm Cocucci ha chiesto alla corte la trasmissione degli atti per falsa testimonianza. Simona Befani