La storia che vi raccontiamo inizia una sera di 11 anni fa. Stefano Rho, insegnante precario di filosofia, trascorre una serata con gli amici ad Averara. Alle 2 di notte ha un bisogno impellente. Bar chiusi, paese immerso nell'oscurità, il giovane e un amico fanno pipì in un cespuglio. Passa una pattuglia dei carabinieri: chiedono i documenti, fanno una ramanzina, e tutto sembra finire lì. Un anno dopo, però, Stefano e l'amico si trovano imputati davanti al giudice di pace di Zogno per aver compiuto atti contrari alla pubblica decenza. Pena il pagamento di 200 euro. I due liquidano la sanzione e dimenticano l'episodio. Nel 2013, il professore firma un'autocertificazione nella quale afferma, tra l'altro, di non avere riportato denunce penali. Viene richiamato dal dirigente scolastico, in quanto da una verifica risulta che una condanna l'ha avuta. Il dirigente valuta però che, per questa 'falsa dichiarazione', una censura sarà sufficiente. Non è dello stesso avviso la Corte dei Conti, secondo la quale il professor Rho, padre di tre figli, che era stato definitivamente assunto lo scorso 24 novembre, dev'essere licenziato senza preavviso. Così accade. Da quando la vicenda è venuta alla luce, immediate sono state le reazioni: la pagina facebook "Io sto con il Prof.Stefano Rho" ha raccolto in poche ore centinaia di adesioni. E la questione sta per giungere in Parlamento: il deputato bergamasco Antonio Misiani ha annunciato un'interrogazione per ottenere tutti i chiarimenti sul caso da parte della ministra Giannini.
La storia che vi raccontiamo inizia una sera di 11 anni fa. Stefano Rho, insegnante precario di filosofia, trascorre una serata con gli amici ad Averara. Alle 2 di notte ha un bisogno impellente. Bar chiusi, paese immerso nell'oscurità, il giovane e un amico fanno pipì in un cespuglio. Passa una pattuglia dei carabinieri: chiedono i documenti, fanno una ramanzina, e tutto sembra finire lì. Un anno dopo, però, Stefano e l'amico si trovano imputati davanti al giudice di pace di Zogno per aver compiuto atti contrari alla pubblica decenza. Pena il pagamento di 200 euro. I due liquidano la sanzione e dimenticano l'episodio. Nel 2013, il professore firma un'autocertificazione nella quale afferma, tra l'altro, di non avere riportato denunce penali. Viene richiamato dal dirigente scolastico, in quanto da una verifica risulta che una condanna l'ha avuta. Il dirigente valuta però che, per questa 'falsa dichiarazione', una censura sarà sufficiente. Non è dello stesso avviso la Corte dei Conti, secondo la quale il professor Rho, padre di tre figli, che era stato definitivamente assunto lo scorso 24 novembre, dev'essere licenziato senza preavviso. Così accade. Da quando la vicenda è venuta alla luce, immediate sono state le reazioni: la pagina facebook "Io sto con il Prof.Stefano Rho" ha raccolto in poche ore centinaia di adesioni. E la questione sta per giungere in Parlamento: il deputato bergamasco Antonio Misiani ha annunciato un'interrogazione per ottenere tutti i chiarimenti sul caso da parte della ministra Giannini.