Angelo Bonomelli è morto per arresto cardiocircolatorio.
L'esito finale dell'autopsia non è stato ancora reso noto ma la causa del decesso è senza dubbio riconducibile a un infato. Sarà invece l'esame tossicologico, che darà esito solo fra qualche settimana, a stabilire esattamente quale sostanza sia stata usata dalla banda per narcotizzare l'anziano. Il corpo senza vita di Bonomelli fu trovato dai carabinieri martedì 8 alle 13. L'uomo aveva abrasioni sulle ginocchia. Se le era procurate quando, alle 17,56, si è lasciato andare a terra dopo aver assunto inconsapevolmente il Rivotril, farmaco antipsicotico, diluito da Poretti nella tazzina del caffè, come ammesso da matteo Gherardi. Quindi derubato di orologio, cellulare e denaro.
Era morto da molte ora, almeno una ventina a detta di chi ha constatato il rigor mortis, quindi già verso le 18-20 della sera precedente, vittima dei quattro aguzzini che Bonomelli conosceva e dei quali evidentemente si era fidato per poi finire in trappola.
L'orologio d'oro già il giorno dopo era stato venduto a un compraoro di Bergamo in via Ruggeri da Stabello per un migliaio di euro.
L'auto era arrivata nel parcheggio di Via Mattei alle 18,12 dieci minuti dopo aver lasciato il Bar Sintony. I quattro erano consapevoli di quanto avevano fatto. Erano tornati al parcheggio alle 20,30 e poi la mattina successiva, e avevano visto che l'auto era ancora lì con Bonomelli incosciente. Tanto che dalle intercettazioni emerge che ragionano sulle loro possibili responsabilità. JasmineGervasoni rimprovera Matteo Gherardi di non aver chiamato l'ambulanza. Erano preoccupati ma avevano deciso di portare a termine l'azione criminosa senza allertare i soccorsi.
Fuori dalla camera mortuaria dell'ospedale di Bergamo al termine dell'autopsia il figlio di Angelo Bonomelli, Emanuele, ha commentato
«Non voglio cavalcare l'odio, non appartiene a me nè a mio padre questo sentimento. Credo nella giustizia e attenderò il suo corso. Mio padre stava bene: non aveva nessuna patologia pregressa».
Il servizio di Simona Befani
Angelo Bonomelli è morto per arresto cardiocircolatorio.
L'esito finale dell'autopsia non è stato ancora reso noto ma la causa del decesso è senza dubbio riconducibile a un infato. Sarà invece l'esame tossicologico, che darà esito solo fra qualche settimana, a stabilire esattamente quale sostanza sia stata usata dalla banda per narcotizzare l'anziano. Il corpo senza vita di Bonomelli fu trovato dai carabinieri martedì 8 alle 13. L'uomo aveva abrasioni sulle ginocchia. Se le era procurate quando, alle 17,56, si è lasciato andare a terra dopo aver assunto inconsapevolmente il Rivotril, farmaco antipsicotico, diluito da Poretti nella tazzina del caffè, come ammesso da matteo Gherardi. Quindi derubato di orologio, cellulare e denaro.
Era morto da molte ora, almeno una ventina a detta di chi ha constatato il rigor mortis, quindi già verso le 18-20 della sera precedente, vittima dei quattro aguzzini che Bonomelli conosceva e dei quali evidentemente si era fidato per poi finire in trappola.
L'orologio d'oro già il giorno dopo era stato venduto a un compraoro di Bergamo in via Ruggeri da Stabello per un migliaio di euro.
L'auto era arrivata nel parcheggio di Via Mattei alle 18,12 dieci minuti dopo aver lasciato il Bar Sintony. I quattro erano consapevoli di quanto avevano fatto. Erano tornati al parcheggio alle 20,30 e poi la mattina successiva, e avevano visto che l'auto era ancora lì con Bonomelli incosciente. Tanto che dalle intercettazioni emerge che ragionano sulle loro possibili responsabilità. JasmineGervasoni rimprovera Matteo Gherardi di non aver chiamato l'ambulanza. Erano preoccupati ma avevano deciso di portare a termine l'azione criminosa senza allertare i soccorsi.
Fuori dalla camera mortuaria dell'ospedale di Bergamo al termine dell'autopsia il figlio di Angelo Bonomelli, Emanuele, ha commentato
«Non voglio cavalcare l'odio, non appartiene a me nè a mio padre questo sentimento. Credo nella giustizia e attenderò il suo corso. Mio padre stava bene: non aveva nessuna patologia pregressa».
Il servizio di Simona Befani