20 febbraio 2020. Sono passati esattamente tre anni dal primo caso scoperto di contagio di Covid. Tutto iniziò da lì, Codogno con la prima diagnosi nel mondo occidentale.
A breve avrebbe travolto per prima la Lombardia, i particolare la nostra provincia.
Tre anni durissimi, indimenticabili, tre anni che hanno cambiato il mondo e strappato all'affetto delle famiglie migliaia di persone.
Terapie intensive, presidi medici che mancavano per il numero di ricoverati troppo alto, il lockdown con le città deserte, lo smartworking. i tamponi, le quarantene, l'uso delle mascherine, la scoperta del vaccino e l'inizio della somministrazione massiva.
Per Bergamo è stato un tempo infinito, surreale. Siamo stati travolti e feriti dalla pandemia. Immagini che sono già nella storia e ci hanno toccato da troppo vicino.
Oggi i dati sono confortanti. Da oltre un anno in questa regione 'scudata' da quasi 25,5 milioni di dosi di vaccino iniettate almeno due volte a oltre il 90% degli ultradodicenni, la pandemia ha cambiato passo.
Ma la memoria resta indelebile. E' un dovere e un monito.
20 febbraio 2020. Sono passati esattamente tre anni dal primo caso scoperto di contagio di Covid. Tutto iniziò da lì, Codogno con la prima diagnosi nel mondo occidentale.
A breve avrebbe travolto per prima la Lombardia, i particolare la nostra provincia.
Tre anni durissimi, indimenticabili, tre anni che hanno cambiato il mondo e strappato all'affetto delle famiglie migliaia di persone.
Terapie intensive, presidi medici che mancavano per il numero di ricoverati troppo alto, il lockdown con le città deserte, lo smartworking. i tamponi, le quarantene, l'uso delle mascherine, la scoperta del vaccino e l'inizio della somministrazione massiva.
Per Bergamo è stato un tempo infinito, surreale. Siamo stati travolti e feriti dalla pandemia. Immagini che sono già nella storia e ci hanno toccato da troppo vicino.
Oggi i dati sono confortanti. Da oltre un anno in questa regione 'scudata' da quasi 25,5 milioni di dosi di vaccino iniettate almeno due volte a oltre il 90% degli ultradodicenni, la pandemia ha cambiato passo.
Ma la memoria resta indelebile. E' un dovere e un monito.