Il settore del commercio, soprattutto degli alimentari, vive un momento difficile anche nella provincia di Bergamo. Accanto alla crisi dei grandi spazi (è degli scorsi giorni la notizia della cessione di Auchan al gruppo italiano Conad), giungono dati preoccupanti relativi ai piccoli esercizi: li rende noti la Federazione dei Pensionati della Cisl. Nell'ultimo anno in Bergamasca, saracinesche abbassate per 317 attività, delle quali 34 di prodotti alimentari. Nel capoluogo le chiusure hanno interessato 79 negozi, di cui 8 alimentari: si è passati dai 2876 locali di 9 anni fa ai 2212 di oggi. Non deve sorprendere il fatto che a comunicare queste cifre sia la federazione che rappresenta i pensionati: proprio per gli anziani il servizio garantito da queste attività è fondamentale. A dissuadere nuovi potenziali gestori dall'avviare attività commerciali c'è anche la burocrazia: "In altri paesi dell'UE", dichiara Roberto Corona, segretario provinciale della Fnp, "basta un solo permesso per aprire una nuova attività; da noi ci vogliono almeno 4 passaggi differenti con almeno tre enti coinvolti". Dal sindacato arrivano anche alcune proposte: tra queste, "fare un attento monitoraggio dei bisogni delle persone che vivono nei centri urbani, incrementare le azioni di riapertura di negozi di vicinato attraverso investimenti, affiancare alle attività già avviate giovani intenzionati ad attivarsi in quelle realtà con supporti logistici ed economici, attraverso interventi delle amministrazioni pubbliche".
Il settore del commercio, soprattutto degli alimentari, vive un momento difficile anche nella provincia di Bergamo. Accanto alla crisi dei grandi spazi (è degli scorsi giorni la notizia della cessione di Auchan al gruppo italiano Conad), giungono dati preoccupanti relativi ai piccoli esercizi: li rende noti la Federazione dei Pensionati della Cisl. Nell'ultimo anno in Bergamasca, saracinesche abbassate per 317 attività, delle quali 34 di prodotti alimentari. Nel capoluogo le chiusure hanno interessato 79 negozi, di cui 8 alimentari: si è passati dai 2876 locali di 9 anni fa ai 2212 di oggi. Non deve sorprendere il fatto che a comunicare queste cifre sia la federazione che rappresenta i pensionati: proprio per gli anziani il servizio garantito da queste attività è fondamentale. A dissuadere nuovi potenziali gestori dall'avviare attività commerciali c'è anche la burocrazia: "In altri paesi dell'UE", dichiara Roberto Corona, segretario provinciale della Fnp, "basta un solo permesso per aprire una nuova attività; da noi ci vogliono almeno 4 passaggi differenti con almeno tre enti coinvolti". Dal sindacato arrivano anche alcune proposte: tra queste, "fare un attento monitoraggio dei bisogni delle persone che vivono nei centri urbani, incrementare le azioni di riapertura di negozi di vicinato attraverso investimenti, affiancare alle attività già avviate giovani intenzionati ad attivarsi in quelle realtà con supporti logistici ed economici, attraverso interventi delle amministrazioni pubbliche".