Ristorantino nel quartiere di Redona. Il telefono squilla senza tregua, persino in piena notte. Patrizia, la titolare, finora ha ricevuto oltre 500 chiamate. Non si tratta di clienti che apprezzano la sua buona cucina, quelli sanno bene che una chiamata non guasta perché i coperti sono pochi, ma un posticino lo si trova sempre. La linea è rovente da quando ha pubblicato un’inserzione sul web per un lavapiatti e nemmeno a tempo pieno. Patrizia sperava di trovare la persona giusta in poco tempo, ma non si immaginava di dover fronteggiare un vero e proprio assalto. La fame c’è, ma di lavoro. Non solo, le telefonate arrivano da tutto lo stivale, isole comprese. Uomini soprattutto, ultraquarantenni o giovanissimi disposti a trasferirsi a centinaia di chilometri da casa per un posto davanti al lavello, quattro ore la sera per quattro giorni la settimana. Stipendio: 800 euro al mese, comprensivo di tredicesima. Facendo due rapidi calcoli, considerando le spese di viaggio, un appartamentino in affitto e altre variabili sembra davvero impossibile siano arrivate tante richieste dalla Puglia, Sicilia e Sardegna. «Un uomo mi ha chiesto – ci confida la titolare Patrizia Galessi – se avevo un locale a disposizione, anche un garage, si sarebbe adattato a dormire lì pur di lavorare. A volte sono persone alla disperata ricerca di un primo lavoro per ritrovare un po’ di dignità e poi magari arrotondare la cifra con qualche altro lavoretto». «Mi hanno anche chiamato due mamme di Napoli – continua –, chiedendomi di prendere i loro figli ventenni che hanno concluso il loro percorso formativo e non riescono a trovare la prima occupazione». Ragazzi freschi di titolo di studio e ultraquarantenni che hanno perso il lavoro, sono le due categorie più motivate e soprattutto più bisognose di un lavoro. «Sono rimasta molto male, quasi scioccata per la quantità di domande che ho ricevuto – conclude Patrizia –, è la dimostrazione di quanto bisogno di occupazione ci sia in questo momento e come sia un periodo difficile in cui si è tornati indietro di tanti anni anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti. Molti datori di lavoro approfittano di questa situazione per sfruttare i lavoratori, non è per nulla un bel segnale quello che ho potuto ricavare da tutta questa vicenda». Roberto L.Vitali
Ristorantino nel quartiere di Redona. Il telefono squilla senza tregua, persino in piena notte. Patrizia, la titolare, finora ha ricevuto oltre 500 chiamate. Non si tratta di clienti che apprezzano la sua buona cucina, quelli sanno bene che una chiamata non guasta perché i coperti sono pochi, ma un posticino lo si trova sempre. La linea è rovente da quando ha pubblicato un’inserzione sul web per un lavapiatti e nemmeno a tempo pieno. Patrizia sperava di trovare la persona giusta in poco tempo, ma non si immaginava di dover fronteggiare un vero e proprio assalto. La fame c’è, ma di lavoro. Non solo, le telefonate arrivano da tutto lo stivale, isole comprese. Uomini soprattutto, ultraquarantenni o giovanissimi disposti a trasferirsi a centinaia di chilometri da casa per un posto davanti al lavello, quattro ore la sera per quattro giorni la settimana. Stipendio: 800 euro al mese, comprensivo di tredicesima. Facendo due rapidi calcoli, considerando le spese di viaggio, un appartamentino in affitto e altre variabili sembra davvero impossibile siano arrivate tante richieste dalla Puglia, Sicilia e Sardegna. «Un uomo mi ha chiesto – ci confida la titolare Patrizia Galessi – se avevo un locale a disposizione, anche un garage, si sarebbe adattato a dormire lì pur di lavorare. A volte sono persone alla disperata ricerca di un primo lavoro per ritrovare un po’ di dignità e poi magari arrotondare la cifra con qualche altro lavoretto». «Mi hanno anche chiamato due mamme di Napoli – continua –, chiedendomi di prendere i loro figli ventenni che hanno concluso il loro percorso formativo e non riescono a trovare la prima occupazione». Ragazzi freschi di titolo di studio e ultraquarantenni che hanno perso il lavoro, sono le due categorie più motivate e soprattutto più bisognose di un lavoro. «Sono rimasta molto male, quasi scioccata per la quantità di domande che ho ricevuto – conclude Patrizia –, è la dimostrazione di quanto bisogno di occupazione ci sia in questo momento e come sia un periodo difficile in cui si è tornati indietro di tanti anni anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti. Molti datori di lavoro approfittano di questa situazione per sfruttare i lavoratori, non è per nulla un bel segnale quello che ho potuto ricavare da tutta questa vicenda». Roberto L.Vitali