Chissà cosa avrà pensato Marco quasi un anno fa, dopo dieci ore di treno, arrivando nel piazzale della stazione di Bergamo in una mite giornata di marzo, trovandosi di fronte un corteo di carri allegorici e le migliaia di persone festanti per la sfilata di Mezza Quaresima. Lui 31 anni, partito da Campobasso in Molise, nel bagaglio la speranza di un lavoro fisso e nella testa il sogno di farsi una famiglia. Marco ha appena accettato un lavoro come calzolaio nella nostra città. Il colloquio è andato bene e ora ha in mano un contratto di tre mesi e la possibilità di tramutarlo a tempo indeterminato. A offrirgli l’opportunità Michele Galante, titolare di tre negozi in città, un marchio storico fondato da papà Nicola negli anni ’80 che fu tra i primi a trasformare la classica bottega di calzolaio, un po’ polverosa e trascurata, in un luogo accogliente e con un offerta più ampia, dalla duplicazione delle chiavi fino ai prodotti per la manutenzione delle scarpe. Da qualche anno sta cercando una persona capace e volenterosa a cui affidare la responsabilità del punto vendita di Valtesse. Dopo aver pubblicato l’annuncio un po’ ovunque e sparso la voce anche attraverso i social media, arrivano centinaia di curricula. Incontra decine di persone ma non riesce a selezionarne nessuno che lo convinca fino in fondo. “I candidati che si sono proposti, nonostante l’impegno che dimostravano, spesso non avevano i requisiti di duttilità e flessibilità che noi cercavamo e qualcuno dopo il periodo di prova ha mollato perché ha ritenuto la mansione troppo impegnativa”. La situazione cambia quando tra le mani, gli capita un curriculum che lo colpisce, viene da Campobasso, ma decide di prenderlo in esame lo stesso. E fa bene. Perché durante il colloquio e la piccola prova pratica capisce che è proprio la persona che fa per lui. “Aveva già esperienza nel nostro campo, dice Michele, ma soprattutto mi è piaciuto subito l’atteggiamento, la voglia di fare e di mettersi in gioco”. Marco non ha dubbi e accetta al volo, ne parla con la sua fidanzata Maria Grazia che decide di seguirlo, fa le valige e si butta capofitto nella sua nuova sfida. “All’inizio mi sono trovato in un’altra dimensione. La differenza tra nord e sud si è subito vista. Non è stato facile lasciare la mia terra e tutti gli affetti ma con l’appoggio della mia compagna e l’accoglienza che ho trovato, ora sono più sicuro della mia scelta. A Campobasso lavoravo ma la manodopera era a basso costo e precaria, non riuscivo a progettare un futuro. Qui, invece, sono stato trattato con dignità e rispetto”. Nell’epoca dell’usa e getta, anche le scarpe rischiavano di fare la stesa fine, ma la crisi ha frenato gli sprechi. E oggi si torna a portare dal calzolaio la vecchia e affezionata scarpa. Il guaio è che di ciabattini specializzati , per usare un antico termine, non se ne trovano più.“Non è facile trovare giovani che vogliano fare questo lavoro, dice Michele, non c’è un ricambio generazionale, l’immagine del nostro mestiere e di conseguenza l’appeal è molto scarso”. Fortuna che dal Molise è arrivato Marco . Ora è stato confermato, ha una casa a Bergamo e sta progettando la sua nuova vita nella nostra città. Prima di salutarci si apre in un sorriso contagioso e dimostrando una volta ancora la passione per il suo lavoro ci congeda dicendo: “Abbiamo imparato la professione e i trucchi dai vecchi calzolai ma ci siamo aggiornati con nuove tecniche. Ora la tecnologia ci permette di fare lavori anche sulle scarpe più moderne, noi ci definiamo calzolai 2.0”. Robi Vitali.
Chissà cosa avrà pensato Marco quasi un anno fa, dopo dieci ore di treno, arrivando nel piazzale della stazione di Bergamo in una mite giornata di marzo, trovandosi di fronte un corteo di carri allegorici e le migliaia di persone festanti per la sfilata di Mezza Quaresima. Lui 31 anni, partito da Campobasso in Molise, nel bagaglio la speranza di un lavoro fisso e nella testa il sogno di farsi una famiglia. Marco ha appena accettato un lavoro come calzolaio nella nostra città. Il colloquio è andato bene e ora ha in mano un contratto di tre mesi e la possibilità di tramutarlo a tempo indeterminato. A offrirgli l’opportunità Michele Galante, titolare di tre negozi in città, un marchio storico fondato da papà Nicola negli anni ’80 che fu tra i primi a trasformare la classica bottega di calzolaio, un po’ polverosa e trascurata, in un luogo accogliente e con un offerta più ampia, dalla duplicazione delle chiavi fino ai prodotti per la manutenzione delle scarpe. Da qualche anno sta cercando una persona capace e volenterosa a cui affidare la responsabilità del punto vendita di Valtesse. Dopo aver pubblicato l’annuncio un po’ ovunque e sparso la voce anche attraverso i social media, arrivano centinaia di curricula. Incontra decine di persone ma non riesce a selezionarne nessuno che lo convinca fino in fondo. “I candidati che si sono proposti, nonostante l’impegno che dimostravano, spesso non avevano i requisiti di duttilità e flessibilità che noi cercavamo e qualcuno dopo il periodo di prova ha mollato perché ha ritenuto la mansione troppo impegnativa”. La situazione cambia quando tra le mani, gli capita un curriculum che lo colpisce, viene da Campobasso, ma decide di prenderlo in esame lo stesso. E fa bene. Perché durante il colloquio e la piccola prova pratica capisce che è proprio la persona che fa per lui. “Aveva già esperienza nel nostro campo, dice Michele, ma soprattutto mi è piaciuto subito l’atteggiamento, la voglia di fare e di mettersi in gioco”. Marco non ha dubbi e accetta al volo, ne parla con la sua fidanzata Maria Grazia che decide di seguirlo, fa le valige e si butta capofitto nella sua nuova sfida. “All’inizio mi sono trovato in un’altra dimensione. La differenza tra nord e sud si è subito vista. Non è stato facile lasciare la mia terra e tutti gli affetti ma con l’appoggio della mia compagna e l’accoglienza che ho trovato, ora sono più sicuro della mia scelta. A Campobasso lavoravo ma la manodopera era a basso costo e precaria, non riuscivo a progettare un futuro. Qui, invece, sono stato trattato con dignità e rispetto”. Nell’epoca dell’usa e getta, anche le scarpe rischiavano di fare la stesa fine, ma la crisi ha frenato gli sprechi. E oggi si torna a portare dal calzolaio la vecchia e affezionata scarpa. Il guaio è che di ciabattini specializzati , per usare un antico termine, non se ne trovano più.“Non è facile trovare giovani che vogliano fare questo lavoro, dice Michele, non c’è un ricambio generazionale, l’immagine del nostro mestiere e di conseguenza l’appeal è molto scarso”. Fortuna che dal Molise è arrivato Marco . Ora è stato confermato, ha una casa a Bergamo e sta progettando la sua nuova vita nella nostra città. Prima di salutarci si apre in un sorriso contagioso e dimostrando una volta ancora la passione per il suo lavoro ci congeda dicendo: “Abbiamo imparato la professione e i trucchi dai vecchi calzolai ma ci siamo aggiornati con nuove tecniche. Ora la tecnologia ci permette di fare lavori anche sulle scarpe più moderne, noi ci definiamo calzolai 2.0”. Robi Vitali.